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Veduta parziale della mostra François Morellet, A arte Invernizzi, Milano, 2024. Courtesy A arte Invernizzi, Milano. Foto Bruno Bani, Milano

François Morellet: galleria a Arte Invernizzi Milano e Annely Juda Fine Art Londra

By Jacqueline Ceresoli
Pubblicato il
9 Aprile 2024

François Morellet: galleria a Arte Invernizzi Milano e Annely Juda Fine Art Londra

L’austera galleria A Arte Invernizzi di Milano festeggia trent’anni di attività, con una imperdibile mostra dedicata a François Morellet (1926-2016), in contemporanea con un’altra esposizione a Londra nella galleria di Annely Juda Fine Art. Insieme queste gallerie prestigiose celebrano un protagonista di fama internazionale dell’arte cinetica che ha incentrato la sua ricerca sui meccanismi della percezione in opere astratto-geometriche a muro e ambientali, pulsanti e dinamiche caratterizzate da colori e linee vorticose e ritmiche.

Le opere aperte di Morellet, come direbbe Umberto Eco si espandono nello spazio, superano i limiti dell’immagine, del linguaggio astratto e si definiscono nel segno luminoso, come lo si percepisce immediatamente varcando la soglia della galleria milanese, dove si trova una selezione di opere più significative appartenenti dell’ultimo periodo della sua feconda attività artistica.

Veduta parziale della mostra François Morellet A arte Invernizzi, Milano, 2024 Courtesy A arte Invernizzi, Milano Foto Bruno Bani, Milano

Percorso espositivo dall’oggetto, all’ambiente dentro la luce oltre l’immagine

La mostra antologica milanese realizzata in collaborazione con la galleria Annely Juda Fine Art di Londra, dove l’artista espone dal 1977, si snoda in un percorso intrigante non scontato, capace di mostrare come Morellet, attivo dagli anni Cinquanta nell’ambito dell’astrazione geometrica che ha reinventato un linguaggio visivo con opere oggettuali, cinetiche, passa dall’attivazione ottica e cinetica di superfici e spazi, a quelle successive riconoscibili per interferenze plastiche e installative di acciaio, neon, ferro, nastro adesivo, rete metallica, legno. Attraverso la rivisitazione e decostruzione della geometria e della spazialità, con la luce Morellet crea immagini dinamiche, e anche i titoli dei suoi lavori sono figure geometriche, determinazioni matematiche, neologismi e ibridazioni.

Le opere di Morellet apparentemente rigorose, sempre ritmiche e pulsanti sono tese all’eliminazione della soggettività individuale, così come delle nozioni convenzionali di composizione, superficie, struttura, spazio, esperienza, con effetti ottico-cinetici stranianti. Tutte le sue opere vivono nella relazione con lo spettatore mai passivo alle sue sollecitazioni esperienziali. L’artista francese è stato un pioniere delle ricerche programmate cinetiche e minimaliste tra gli anni Cinquanta e Sessanta, che ha definito le sorgenti luminose come “materiale plastico” (1966), nello stesso anno Dan Flavin a New York ha introdotto il neon delle sue sculture e ambienti, anche il maestro delle fluorescenze considerava la luce elettrica soltanto come uno strumento visivo, in linea con il pragmatismo di Morellet.

Percorso espositivo dall’oggetto, all’ambiente dentro la luce oltre l’immagine

Nella galleria A Arte Invernizzi a Milano, dove Morellet ha esposto otto volte (1997, 2000, 2005, 2009, 2012, 2015, 2017), nel catalogo della mostra del 2005, l’artista dichiara a Epicarmo Invernizzi a proposito della sua relazione con questa galleria: “Amo molto lo spazio di questa galleria, dato che prediligo gli spazi frammentati alle gallerie o musei che offrono solo una grande sala dove si vede tutto nello stesso tempo. Mi piacciono in particolare i due livelli così diversi della tua galleria, con tutte le restrizioni architettoniche che li contraddistinguono”. Nello spazio inferiore c’è la grande installazione che fa pensare ritmicamente al mondo, lo reinventa con una energia rigenerativa coinvolgente, è π Weeping neonly bleu n°1 già presentata ad Art Basel Unlimited nel 2017, in dialogo con le opere su tela. Quest’opera prevede 30 tubi al neon lunghi 1,4 m, fissati a una parete e i tubi sono collegati da fili, tutti della stessa lunghezza. In questo spazio il fruitore si perde in un crescendo di intrecci tra forme geometriche inclinate, dischiuse ed espanse, in un ritmo che continua nella serie Sens dessus dessus (2012), neon bianco e acrilico su tela e legno del 2012.

Al piano superiore, tra le altre è indimenticabile l’opera cinetica del 1965 Neon 0°-90 avec 4 rythmes interférents, riconoscibile per ritmi intermittenti e alternati delle pulsazioni luminose del neon su fondo nero.  Qui fanno capolino magnifici lavori al neon su tela nera, come Farandole blanche (2009) e la folgorante La fuite nocturne n°10 (2016). Nelle sale successive ipnotizzano una selezione di opere storiche su tela e su tavola (1969-76), sorprendenti per trame ottiche e dinamiche in relazione con alcuni lavori del ciclo Reinforced concrete (2006). Morellet riconfigura e decostruisce spazio e geometrie visive con opere aperte sempre a nuove percezioni attraverso l’inserimento del neon, va oltre il quadrato di Malevic, è l’angelo sterminatore del Costruttivismo e Suprematismo. Le sue combinazioni analitiche configurano diverse sollecitazioni visive, in cui la luce diventa performativa, tra segno, struttura e spazio; opere che avvolgono lo spettatore nel loro essenziale equilibrio formale, con materiali che modificano la superficie della cinetica, in attesa di alterità rigenerativa.

(Mostra aperta al pubblico fino all’8 maggio 2024)

AUTHOR

Jacqueline Ceresoli

Storica e critica dell’arte. Docente universitaria, curatrice di mostre indipendente. Collabora con diverse testate di architettura e arte. Il suo ultimo libro è Light art paradigma della modernità. Luce come oper-azione di arte relazionale, Meltemi Linee (2021). Scrive su LUCE dal 2012 e tiene la rubrica Light art da quando l’ha proposta al direttore diversi anni fa.

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