Progetti
Migliore+Servetto con Karmachina: il nuovo Museo Europeo di Schengen su un battello nelle acque della Mosella
By Monica Moro
Pubblicato il
Settembre 2024
INDICE
Sono quasi passati quarant’anni dalla firma dello storico Accordo del Trattato di Schengen. Infatti, il 14 giugno 1985, Belgio, Germania, Francia, Lussemburgo e Paesi Bassi hanno firmato l’accordo che prevedeva di eliminare gradualmente i controlli di frontiera, introducendo così la libera circolazione per tutti i cittadini dei Paesi firmatari, degli altri Paesi dell’Unione europea e di alcuni Paesi terzi. In pratica è stato istituito uno spazio di libera circolazione, uno degli obiettivi dell’Unione. Oggi il trattato è un “acquis” comunitario, ovvero un insieme di diritti, obblighi giuridici e obiettivi politici condivisi dagli Stati membri dell’Unione europea che devono essere accettati senza riserve dai Paesi che vogliano entrare a farne parte.
Migliore+Servetto con Karmachina: l’exhibition e il multimedia design
L’apertura del nuovo Museo Europeo di Schengen in Lussemburgo, dedicato a questo avvenimento storico, è prevista nel 2025. Incaricati del progetto sono lo studio Migliore+Servetto, studio di progettazione italiano con sede a Milano fondato nel 1997 da Ico Migliore e Mara Servetto che ha realizzato 800 progetti in 21 Nazioni, ottenendo prestigiosi riconoscimenti internazionali, con Karmachina, studio di multimedia design fondato nel 2013 da Paolo Ranieri, Rino Stefano Tagliafierro e Vinicio Bordin che cura eventi, installazioni, videomapping e percorsi multimediali. Insieme hanno realizzato il nuovo allestimento permanente e il design multimediale del museo, un progetto che comprende la riqualificazione del Battello Princess Marie Astrid II. È a bordo di questa imbarcazione, ormeggiata sul fiume Mosella, infatti, che è avvenuta la prima firma del trattato.
Il tema dei Confini
Il progetto di Migliore+Servetto con Karmachina per il Museo Europeo di Schengen fa seguito al restauro della struttura preesistente ad opera di Forma Architects ed è incentrato sul tema dei “Borders” (Confini) dando una nuova lettura dello spazio visto come un luogo “senza confini”. Il progetto “è un viaggio attraverso l’evoluzione del concetto di ‘confine’ nel mondo”. Il confine e su come esso abbia influenzato le relazioni tra le persone e le Nazioni, non solo a livello europeo.
Obiettivi progettuali: inclusività, accessibilità, innovazione e multisensorialità
È un museo inclusivo, capace di accogliere diversi tipi di pubblico, accessibile, perché offre differenti ma complementari livelli di lettura e di condivisione dei contenuti, e innovativo, perché lavora su un piano multisensoriale per attivare la memoria cognitiva. Il nuovo Museo Europeo guiderà i visitatori alla riscoperta di uno dei momenti fondativi dell’Europa, coinvolgendoli e accompagnandoli in un’esperienza immersiva che abbraccia passato, presente e futuro.
Il Battello Princess Marie Astrid II
Il Battello Princess Marie Astrid II fa da sfondo alla storia narrata, con il suo impianto originale. Nella sala del ponte superiore le finiture e i materiali, come le tende e le lampade, richiamano l’atmosfera e l’estetica dell’epoca, integrandosi con le installazioni e gli arredi contemporanei. Per il ponte inferiore del battello è stato ideato un sistema flessibile e multifunzionale, in grado di assumere configurazioni spaziali differenti per rispondere a diverse necessità.
Il Battello avrà uno spazio conferenze, un’area per mostre temporanee e una lounge, oltre a una installazione dinamica che racconta la storia della firma dell’Accordo di Schengen: la “Signature Room” che consentirà al visitatore di compiere un viaggio nel tempo. Il battello diventerà quindi una grande macchina scenica itinerante, perché può navigare, sorprendente e dinamica.
Il percorso museale
Il percorso a tappe del museo è guidato dai quattro macro-temi suddivisi in sezioni; include un coinvolgente viaggio digitale mediante “una chiave intuitiva, interattiva e ludica”, con momenti per esplorare piu in profondità e riflettere sulle realtà in evoluzione che ci riguardano tutti. Sul percorso circolare sono presenti 19 installazioni multimediali e la conclusione avviene al centro dello spazio, dove il visitatore si imbatte nel “Cube”, che rappresenta il cuore narrativo dell’esperienza museale. A ogni visitatore all’ingresso verrà data una card per muoversi liberamente e attivare le diverse postazioni digitali, selezionando anche la lingua desiderata (tedesco, francese e inglese). Per rendere lo spazio accessibile e godibile anche al pubblico più giovane è stato creato un booklet giocoso, appositamente con lo scopo di coinvolgerli. L’area di accoglienza del nuovo Museo Europeo di Schengen avrà la duplice funzione di Centro di Informazione Turistica e reception per lo spazio espositivo.
Il Cube
Il Cube, ultimo e centrale elemento dell’esposizione è un “segno identitario, memorabile e dinamico”, che rappresenta il concept creativo “senza confini” tra i Paesi e la moltitudine di persone che ne fanno parte, dove il pattern di bandiere, sulla pelle del cubo, simboleggia i valori di unione e cooperazione. Lo spazio si dilata e si sviluppa anche grazie a un sistema di specchi e luci dinamiche che restituisce l’effetto di un organismo pulsante e trasforma il Cube in una torre infinita che supera i confini fisici e ideali.
La parola ai progettisti
Riportiamo qui i commenti dei due fondatori dello studio Migliore+Servetto iniziando con l’architetto Ico Migliore che dichiara che in questo progetto: “È stata sicuramente un’opportunità anche avere un luogo espositivo non convenzionale, un unicum. Lavorare con il battello ormeggiato sulla Mosella ci ha permesso di fisicizzare un concetto di luogo culturale permeabile, capace anche di muoversi e spostarsi tra i diversi territori. Il nostro progetto incarna una nuova concezione di museo aperto e itinerante, che offre un’ulteriore esperienza in cui l’imbarcazione lunga 40 metri viene trasformata in un memorabile momento narrativo”. L’architetta Mara Servetto commenta che: “Il museo è stato pensato in un’ottica dinamica, come una sommatoria di atti quasi teatrali intorno a un nucleo centrale, il grande ‘cubo delle bandiere’, che porta il visitatore in una dimensione altra, partecipativa e coinvolgente con il tempo e lo spazio”.
AUTHOR
Monica Moro
Collabora a LUCE dal 2014, scrive di architettura, design e colore. Nata in Svezia, dove ha insegnato per diversi anni design all'Università LNU. Cultore presso il Politecnico di Milano. La sua formazione architetto e industrial design Domus Academy, ha collaborato con Andrea Branzi. Designer freelance e ricercatrice sul colore e la valorizzazione del patrimonio culturale. Passione coltivata lo Yoga
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