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Nightbloom, lampada sospesa di porcellana, design di Marcel Wanders per Lladró, 2019. Platinum Prize - European Product Design Awards Photo courtesy Marcel Wanders

Reale o virtuale, un mondo da costruire insieme. Intervista a Marcel Wanders (articolo pubblicato su LUCE 345, settembre 2023)

By Monica Moro
Pubblicato il
23 Aprile 2024

Marcel Wanders, ci racconta ciò che sta facendo in questo momento?

LUCE ha incontrato il designer olandese che è stato definito da Businessweek “leader del cambiamento” per la sua voglia di evolversi e di accettare nuove sfide che ci racconta il suo pensiero sul design, la luce e le nuove tecnologie. “…In qualità di progettisti e produttori, dobbiamo cercare di creare cose che possano conservare immutati i valori nel tempo. È importante portare la bellezza nella nostra quotidianità… Come è possibile che il mondo virtuale, totalmente artificiale, possa attrarci in misura maggiore del mondo reale? Credo che gli esseri umani debbano cercare di essere ‘incredibilmente’ fisici e ‘oltraggiosamente’ virtuali”

Marcel Wanders con Bella, lampada con performance luminosa e musicale ideata per Ramun, marchio fondato da Alessandro Mendini. Photo courtesy Marcel Wanders

Il designer olandese Marcel Wanders ha ottenuto il riconoscimento internazionale con la sedia Knotted Chair, disegnata per il collettivo creativo Droog Design, un fenomeno storico degli anni ’90, esposta al MoMa di New York che abbina materiali high tech a una produzione low tech. Una combinazione progettuale che è, oggi, una costante del pensiero di Wanders. A cavallo del nuovo millennio ha fondato l’azienda di arredo Moooi, parola che in olandese significa “bello”. L’anno scorso ha chiuso il suo studio di progettazione che contava una sessantina di collaboratori che lavoravano nel campo dell’architettura, degli interni e del product design con marchi come Baccarat, Flos, Christofle, Louis Vuitton, Lladró, Roche Bobois, Alessi, Bisazza, Cappellini, KLM, Swarovski, Hyatt e Puma. Una decina di anni fa il

lo ha definito “Lady Gaga del mondo del design” per il suo essere sorprendente, ironico e creativo. Oggi, imprevedibile come sempre, Wanders ha intrapreso un nuovo corso professionale: lavora da solo, in un modo più personale, avventuroso e introspettivo. Ha ricevuto numerosi premi di design, gli sono state dedicate mostre in tutto il mondo ed è stato designato come “leader del cambiamento” da Businessweek.

 

Quest’anno sono venuto a Milano per la design week, ma anche per l’ultimo saluto ai miei collaboratori e la chiusura ufficiale dello studio. Ci siamo incontrati tutti a Milano per fare una grande festa finale. Volevo essere sicuro che tutti avessero trovato una positiva continuazione della loro vita professionale.

Non voglio più lavorare con un grande numero di persone, perché non sento più la necessità o il desiderio di creare moltissime cose ogni anno. Inoltre, desidero evolvermi nella vita professionale e mettermi alla prova con nuove avventure. Per me è un nuovo inizio.

Ci descrive il suo approccio al design?

Mi piacciono i differenti materiali. Vecchi e nuovi, naturali e artificiali. Mi piace guardare le cose del passato e le loro qualità storiche, perché penso che il design e l’artigianato abbiano un valore indipendente dal tempo. In qualità di progettisti e produttori, dobbiamo cercare di creare cose che possano conservare immutati i valori nel tempo. È importante portare la bellezza nella nostra quotidianità. Ho da poco affrontato il progetto di un tavolo per la Galleria Duson di Seoul che partiva dalla madreperla coreana, un materiale naturale inusuale la cui tecnologia è complessa. Gli artigiani tramite la lacca ottengono quello che sembra un unico elemento materico. Disegnare un tavolo archetipo, composto da più elementi, mi sembrava inadatto. Ho voluto che fosse simile a una pietra naturale levigata, trovata sul fondo del mare e lavorata fino a farne un tavolo.

Bell, lampada in versione smoke white design di Marcel Wanders per Moooi, 2012 Photo courtesy Marcel Wanders
Boutique Hotel Andaz Amsterdam Prinsengracht, interior design di Marcel Wanders per la catena Hyatt Hotels, 2012. Dettaglio delle grandi campane luminose Photo courtesy Marcel Wanders

Il suo mondo è una scatola magica da cui escono sogni. È frutto di un incontro tra Oriente e Occidente?

Credo che sia stato un incontro tra artigiani e poeti. Gli artigiani che hanno sviluppato la tecnica, il materiale e l’abilità nel corso di generazioni, hanno aperto le porte del loro mestiere ai poeti. E l’artigiano ha chiesto al poeta: “Come farai a farmi eccellere in qualcosa che ho fatto per tutta la vita? Puoi darmi un posto nel lignaggio della mia arte?” Queste domande mi hanno reso felice, sono lieto di aver preso parte a questa esperienza. Gli artigiani hanno bisogno di sognatori e allo stesso modo i sognatori hanno bisogno di artigiani. Alla fine, che cosa siamo se non persone appassionate e curiose che sperano di trovare un posto nella storia, tra i nostri padri e i nostri figli.

Lampada Capeline design di Marcel Wanders per Louis Vuitton, 2023 Photo courtesy Marcel Wanders

Cosa crede che accadrà nel mondo del design?

Stanno accadendo molte cose. È come in Black Mirror, una serie televisiva britannica in cui nei vari episodi vengono esplorate distopie del prossimo futuro. Il titolo che significa “specchio nero” fa riferimento agli schermi spenti di tv, computer e dispositivi smart, ma anche alle antiche pietre vulcaniche levigate usate per la divinazione. In ogni episodio gli autori estrapolano una singola specifica tecnologia fantascientifica in qualcosa di folle, pericoloso ed estremo. Ma cosa succederebbe se solo il venti per cento di ogni episodio si verificasse, o se tutti gli episodi si verificassero nello stesso momento nella nostra vita reale? Nel momento attuale è possibile immaginare che il mondo digitale sia più interessante di quello analogico. Noi, designer del domani, dovremmo cercare di “elevare” il mondo fisico rispetto al mondo virtuale. Viviamo ancora nei nostri corpi in un mondo fatto di materia. I profumi ci inebriano, gustiamo il cibo, vediamo la luce, sentiamo il calore, ascoltiamo e tocchiamo, abbiamo ancora un mondo “reale”; quindi, come è possibile che il mondo virtuale, totalmente artificiale, possa attrarci in misura maggiore del mondo reale? Credo che gli esseri umani debbano cercare di essere “incredibilmente” fisici e “oltraggiosamente” virtuali. Come designer e imprenditore accetto volentieri questa sfida.

Flagshipstore Alo Diamonds a Praga, interior design di Marcel Wanders, 2023. Scorcio con la lampada Le Roi Soleil disegnata per Baccarat nel 2016 Photo Courtesy Marcel Wanders

Il mondo virtuale ha lati positivi...

Enlightening the future, 2021. Exhibition design di Marcel Wanders per AUDI Photo courtesy Marcel Wanders

Come in ogni cosa, esistono scelte negative e positive che si possono fare. Il nostro mondo fisico, e ora anche quello virtuale, sono una nostra responsabilità. Dobbiamo costruirli al meglio delle nostre capacità. Moooi offre prodotti che colmano il divario tra il mondo fisico e quello virtuale con il loro design multisensoriale. Attualmente come azienda abbiamo lanciato una piattaforma online dedicata all’arte digitale e agli oggetti da collezione, stiamo spingendo in entrambe le direzioni. La grande novità di quest’anno è una fragranza custom per la casa realizzata tramite un algoritmo in grado di crear profumi unici e personalizzati. Grazie a MoooixEveryHuman e, quindi, all’intelligenza artificiale, è possibile distribuire, in tutto il mondo, profumi esclusivi su misura. Questa nuova esperienza nell’area del profumo è senza precedenti, impossibile ieri, un must oggi, imperdibile domani.

E il mondo dell’illuminazione?

Abbiamo assistito a grandi sviluppi nell’illuminazione grazie al LED che ha portato un importante cambiamento. L’evoluzione della luce si è rivelata molto interessante per un lungo periodo. Molto sta ancora accadendo, ma stiamo cominciando a vedere l’inizio della fine. Credo che tra cinque anni probabilmente avremo compreso appieno il potenziale del LED. Posso solo immaginare quali saranno i prossimi sviluppi. In un certo senso la luce si sta smaterializzando, il che è, da un lato, interessante e, dall’altro, triste perché inizia un’era dove la forma è superflua. L’ho già detto in altre occasioni: secondo me la casa del futuro sarà più simile al castello del passato. Tutta l’illuminazione e la tecnologia saranno nella struttura, ovvero nelle pareti, nei pavimenti e nei soffitti, perché la tecnologia di norma viene considerata non adatta ad essere esposta alla vista.

Big Shadows, lampade da terra, design di Marcel Wanders per Cappellini, 1998 Photo courtesy Marcel Wanders

Una specie di nuovo medioevo…

La casa del futuro avrà funzionalità invisibili, ma straordinarie. Gli oggetti che vedremo nelle case saranno pezzi simbolici. Credo che, come in passato, ci sarà un grande tavolo, un grande lampadario, un trono, grandi candele e qualche arazzo alle pareti e basta. Tutti gli oggetti saranno significativi, perché il luogo in cui trascorriamo la nostra vita ha bisogno di un punto focale. Forse saranno luminosi ma nessuno di essi sarà necessario per fare luce. Si tratterà di prodotti di cui possiamo fare a meno, non abbiamo bisogno di colonne antiche o dipinti di un artista, una maschera africana o una scultura nella nostra casa, sono solo simboli che ci possono piacere. Di conseguenza, nella casa del futuro, l’illuminazione giocherà un doppio ruolo, uno iconico/simbolico, e uno funzionale/ scenografico.

La luce indoor diventa outdoor. È una tendenza?

Questo tipo di oggetti ibridi, come le lampade USB che ora sono di moda perché si possono portare con sé nel terrazzo o sul balcone, riguardano l’accumulo di energia più che la luce emessa. Senza dubbio l’assenza del cavo è un grande vantaggio, è il loro punto di forza. Per il resto, credo che se una lampada richiede attenzione da parte del fruitore, come nel caso di doverla ricaricare, non siamo ancora a un vero punto di arrivo. In contesti specifici come in un ristorante o in un giardino, luoghi dove un cavo è complicato, penso siano un’ottima soluzione.

Quale messaggio vorrebbe trasmettere al suo pubblico, alle persone che seguono il suo lavoro anche online?

Vorrei che le persone capissero che, contrariamente a quanto si pensa, il design non è costoso. Il design non è un divano, il design è cultura, stile di vita, idee, proposte. Si può sperimentare il design conversando o leggendo di esso, oppure si può andare a vedere un tavolo, una sedia, una bella lampada in uno showroom. Può piacerti o puoi anche odiarlo. Chiunque può andare liberamente a godersi le mostre, postare online i prodotti di design o anche fare dei selfie con loro ed esprimere la propria opinione positiva o negativa, elevare la personalità in base a questa opinione e tutto questo è gratuito. Quindi, possiamo averlo nella nostra mente, nel nostro smartphone, nel nostro cuore, nella nostra educazione e può essere super significativo nella nostra vita senza alcun costo. L’unica parte del design che non è gratuita è la proprietà, ma sappiamo tutti che non leggiamo riviste di design per comprare divani, le sfogliamo perché ci dicono chi siamo diventati e dove stiamo andando.

AUTHOR

Monica Moro

Collabora a LUCE dal 2014, scrive di architettura, design e colore. Nata in Svezia, dove ha insegnato per diversi anni design all'Università LNU. Cultore presso il Politecnico di Milano. La sua formazione architetto e industrial design Domus Academy, ha collaborato con Andrea Branzi. Designer freelance e ricercatrice sul colore e la valorizzazione del patrimonio culturale. Passione coltivata lo Yoga

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LUCEWEB significa tendenze, scenari e innovazione della luce in relazione al design, all’architettura, alle città e all’arte. Una piattaforma editoriale integrata (cartacea, digitale e web) che racconta come la luce influenzi e cambi i luoghi del nostro abitare, la scenografia delle nostre città e migliorare l’ambiente. Ogni giorno pubblichiamo notizie per comunicare e scoprire percorsi inaspettati e sorprendenti in cui la luce è protagonista