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Particolare di "Y.Z. Kami. Light, Gaze, Presence", Museo Novecento, Museo di Palazzo Vecchio, Museo degli Innocenti e Abbazia di San Miniato al Monte, Firenze, ph. Serge Domingie, Courtesy Museo Novecento

MUSEO NOVECENTO A FIRENZE: UNO SCRIGNO DI FOLGORANTE NOVITÀ

By Jacqueline Ceresoli
Pubblicato il
5 Settembre 2023

Everything might be different, installazione di Maurizio Nannucci nel Museo del Nocento di Firenze. ph. Serge Domingie

A Firenze nella metafisica Piazza Santa Maria Novella 10, all’interno dell’antico Spedale delle Leopoldine dove le giovani povere venivano istruite, c’è uno scrigno da scoprire. È il Museo del Novecento dedicato alle opere del XX secolo, realizzato dopo quasi 50 anni di proposte e progetti, riproposte tramite cicli di mostre intelligenti in relazione al territorio, ideate in collaborazione con altre istituzioni o musei fiorentini.

Particolare di “Y.Z. Kami. Light, Gaze, Presence”, Museo Novecento, Museo di Palazzo Vecchio, Museo degli Innocenti e Abbazia di San Miniato al Monte, Firenze, ph. Serge Domingie, Courtesy Museo Novecento

La collezione permanente proveniente dalla Collezione Alberto della Ragione (241 opere) rappresentative dell’arte dal 1920 al 1945, è in parte costituita da opere donate dagli artisti e collezionisti in seguito all’appello di Carlo Ludovico Ragghianti di ricostruire il patrimonio artistico e culturale fiorentino, dopo la devastante alluvione del 1966. Nella collezione civica del Novecento spiccano il corpus di opere di Ottone Rosai, il lascito Alberto Magnelli, opere di Corrado Cagli e Mirko Basaldella e di altri maestri del XX secolo. In tutto sono esposte oltre 300 opere tra dipinti, sculture, installazioni e ambienti che attraversano la storia dell’arte dal futurismo all’Arte Povera, ospitate in un edificio già opera architettonica in sé e distribuite in 15 ambienti espositivi, oltre a una sala studio, un gabinetto di disegni e stampe, una sala per conferenze e proiezioni.

Particolare di “Y.Z. Kami. Light, Gaze, Presence”, Museo Novecento, Museo di Palazzo Vecchio, Museo degli Innocenti e Abbazia di San Miniato al Monte, Firenze, ph. Serge Domingie, Courtesy Museo Novecento

Il Complesso Monumentale è stato recuperato grazie a un lungo lavoro di restauro, curato dal Servizio Belle Arti del Comune di Firenze e al contributo dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze. Il Museo Novecento nasce su progetto di Valentina Gensini, direttrice scientifica dal 2014 al 2017, eccellente narratrice delle storie dell’arte del XX secolo con l’obiettivo di  documentare le evoluzioni degli stili del Novecento. Raccoglie ed espande la sua eredità Sergio Risaliti, direttore dal 2018, che ha modificato radicalmente le sale espositive e il percorso museale “dinamico”, puntando su mostre tematiche capaci di rimettere in discussione la collezione permanente ospitata al secondo e terzo piano. Altro elemento innovativo introdotto dal direttore, è la proposta di mostre temporanee di artisti di fama internazionale dislocate in diverse sedi istituzionali fiorentine e volte a far conoscere il Museo a un pubblico più ampio. Ordinato in senso cronologico, tematico e interdisciplinare, il percorso espositivo è arricchito da postazioni multimediali, dispositivi sonori e sale video che facilitano una immersione totale nel cosiddetto “secolo breve” che ha visto Firenze al centro della scena culturale nazionale e internazionale. Lungo il percorso Dentro il Novecento format multimediali di approfondimento permettono ai visitatori di visionare documenti, fotografie d’epoca, interviste televisive, riviste e brani letterari e video documentari prodotti dalla Direzione Cultura del Comune di Firenze per il Museo.

Particolare di “Y.Z. Kami. Light, Gaze, Presence”, Museo Novecento, Museo di Palazzo Vecchio, Museo degli Innocenti e Abbazia di San Miniato al Monte, Firenze, ph. Serge Domingie, Courtesy Museo Novecento

Varcata la soglia del Museo, nel loggiato rinascimentale campeggia l’installazione permanente al neon Everything might be different di Maurizio Nannucci e, al piano terra, fulmina lo sguardo e si fissa nella memoria la mostra Y.Z. Kami. Light, Gaze, Presence (fino al 24 settembre 2023), a cura di Sergio Risaliti e Stefania Rispoli, da vedere senza ma e senza se.

Questa è la prima grande mostra fiorentina di 24 opere, esposte nel Museo del Novecento, nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio, nel Museo degli Innocenti e nella chiesa di San Miniato al Monte, dell’artista iraniano-americano nato a Teheran nel 1956 che vive e lavora dagli anni’80 a New York. Kami ha iniziato a dipingere a cinque anni nello studio della madre ed è riconoscibile per i suoi ritratti quasi fuori fuoco, immobili e rarefatti, ai limiti della trascendenza, smaterializzati nella diafana luce bianca.

Particolare di “Y.Z. Kami. Light, Gaze, Presence”, Museo Novecento, Museo di Palazzo Vecchio, Museo degli Innocenti e Abbazia di San Miniato al Monte, Firenze, ph. Serge Domingie, Courtesy Museo Novecento

Catalizzano il nostro sguardo alcuni suoi dipinti delle serie Dome e Night Paintings che sembrano fuori dal tempo, iscritti nell’eternità. In quelli della prima serie, Kami si ispira a immagini archetipe, come il mandala, e alle forme e architetture concentriche tipiche della tradizione persiana e degli edifici sacri di tutto il mondo, mentre quelli della seconda serie evocano visioni notturne, scavando nel profondo dell’anima. Queste opere sottratte dall’oscurità materializzano apparizioni nate dalle tenebre e sono ispirate alle poesie di W. Blake. Il colore dominante è l’indaco intervallato da macchie bianche che, nel loro effetto sfuocato, sembrano aggrapparsi al presente, enigmatiche  presenze che si mostrano sulla soglia dell’Imminente sparizione e ci chiedono di essere mantenute in vita. Sono figure, persone destinati all’oblio e che rivivono nell’atto di contemplarle.

Y.Z. KAMI, Daniele, 2016-2017, oil on linen, 90 x 54 inches, (228.6 x 137.2 cm), Courtesy the artist and Gagosian

I suoi dipinti a olio su lino, volti in primo piano, sono ectoplasmatiche creature di luce immobilizzate dal silenzio. Ritratti di donne e di uomini colti in primo piano, sovente ritratti a occhi chiusi, ci appaiono sospesi nel tempo e nello spazio, così ascetici e misteriosi, rimandano a un altrove indefinibile dalla intensa luminosità rarefatta e hanno il potere di astrarci dal “rumore” della nostra cinica società globale, bulimica di tutto e di tutti, esperienze e incontri senza però approfondire niente.

Y.Z. KAMI, Night Painting II (for William Blake), 2017 – 2018, oil on linen, 102 x 108 x 1 3/4 inches (259.1 x 274.3 x 4.4 cm), Courtesy the artist and Gagosian

Kami, è pittore dell’invisibilità, un ascetico precursore del silenzio, di un’arte come forma di meditazione e contemplazione, un compagno ideale di ricerca di Roman Opalka (1931-2011), in quanto sono entrambi attratti dall’idea di espandere un’esistenza nello spazio-tempo, oltre la contingenza del quotidiano. I ritratti di Kami, realizzati sulla traccia di fotografie scattate ad amici o sconosciuti, prima devono sedimentare sua nella memoria, poi vengono alla luce a distanza di anni e sono carichi di riferimenti di storia dell’arte e storia della fotografia, intrisi di testi sacri e di filosofia, che l’artista ha studiato alla Sorbonne di Parigi.

Sono opere che si inscrivono nell’universale e ci indicano una strada di pittura meditativa per dilatare l’esistenza oltre i limiti mortali, dentro e fuori la cornice.

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