INDICE
- 1 Architetto Colli, TAKO è uno dei suoi ultimi lavori – giocato in casa, a Roma – che rafforza la sua posizione di “specialista” del ramo hospitality. Cosa le piace di questo preciso settore?
- 2 Non semplice immagino, soprattutto quando si incrociano concetti propri di architettura e design con quelli più d’immagine ed estetica dettati dal marketing…
- 3 TAKO si trova nel quartiere romano Ostiense, zona dalla forte identità industriale, oggi fra le più interessanti per gli amanti della street art e della cultura underground, molto frequentata da studenti e turisti. Se fosse stato in un altro quartiere, il locale sarebbe dovuto essere ripensato o questo preciso “format” si adatta bene ovunque?
- 4 Come sviluppa la progettazione della luce? Con una visione generale da architetto o ancor più da vicino, come un lighting designer che pensa anche attraverso prodotti custom?
- 5 TAKO è uno spazio ricco di sfumature, con moltissimi riflessi, dove una luce sbagliata – di prodotto, ma anche di potenza – rischierebbe di rovinare tutto. Ci spieghi il suo modus operandi.
- 6 Le sospensioni a sfera della sala ristorante sembrano fluttuare nell’aria come bolle o, viste da un’altra angolazione, ricordano filamenti di perle. La mia percezione, da spettatrice, vede la rotondità regalare al progetto una particolare forma di accoglienza. Era l’effetto voluto o c’è di più?
- 7 Il locale è disposto su due livelli: al piano terra il ristoro e sotto i servizi. Com’è illuminato il seminterrato e come sono collegati i due spazi?
- 8 Crediti
In una caleidoscopica realtà multiforme tinta di colori sgargianti, a metà strada tra il paese delle meraviglie di Alice e la fabbrica di cioccolato di Willy Wonka, ecco TAKO, ristorante & cocktail bar dove gustare sushi e far correre l’immaginazione verso mondi non stereotipati.
Eclettico e spumeggiante, TAKO unisce food & design per far vivere un’esperienza emozionale ai propri commensali. Tra archi decór, tunnel e romantiche nicchie, il progetto invita a sognare e gioca tutto sui colori – magenta, rosa cangiante, ciano e blu Klein –, sulle superfici specchianti e sui rivestimenti metallici, sulle macro e mini proporzioni di farfalle, fiori, lollipop, graziosi conigli.
A studiare interni e illuminazione del locale, che ospita ben 160 posti a sedere, è stata l’architetto Daniela Colli, alla guida del suo omonimo studio di architettura e interior design – COLLIDANIELARCHITETTO, fondato a Roma nel 2009 –, che in questa intervista illustra a LUCE le caratteristiche del progetto.
Architetto Colli, TAKO è uno dei suoi ultimi lavori – giocato in casa, a Roma – che rafforza la sua posizione di “specialista” del ramo hospitality. Cosa le piace di questo preciso settore?
Mi piace progettare spazi per ospiti alla ricerca di esperienze immersive, autenticità e unicità, con un tocco local che li faccia sentire parte dei nuovi luoghi da esplorare.
Ritengo che rappresentare l’unicità del territorio o di una città e comunicare con coerenza l’identità di un brand non siano due aspetti contrastanti.
La riconoscibilità si ottiene attraverso un metodo progettuale che coniuga l’identità dei luoghi con lo storytelling, per dare origine a spazi che esprimano la sintesi tra i valori del brand e il contesto grazie a un mix di forme, materiali, colori e dettagli. Creare un’identità visiva distintiva che renda riconoscibile un progetto è un nostro obiettivo.
Non semplice immagino, soprattutto quando si incrociano concetti propri di architettura e design con quelli più d’immagine ed estetica dettati dal marketing…
Costruire e raccontare alla fine sono solo forme di interpretazione diverse della realtà.
La progettazione nel ramo hospitality esprime lo stretto rapporto tra i valori del cliente, quelli del contesto e la poetica progettuale.
Il nostro approccio al lavoro si basa su una ricerca molto ampia dalla quale, dopo molte analisi, estrapoliamo i concetti base su cui verrà elaborato il concept.
Adottiamo soluzioni, materiali e colori che si ispirano a trend futuribili, interpretando la realtà contemporanea per creare progetti innovativi e unici, che durino nel tempo e si distinguano nel vasto panorama del mondo dell’hospitality.
TAKO si trova nel quartiere romano Ostiense, zona dalla forte identità industriale, oggi fra le più interessanti per gli amanti della street art e della cultura underground, molto frequentata da studenti e turisti. Se fosse stato in un altro quartiere, il locale sarebbe dovuto essere ripensato o questo preciso “format” si adatta bene ovunque?
Il concept TAKO si basa sul “positive vibes”, ovvero creare luoghi in cui ci si può sentire liberi di esprimersi, distaccandosi dalla concretezza della vita di tutti i giorni, entrando in un ambiente stravagante in cui, persone di tutte le età, possano viaggiare con l’immaginazione e vivere un mood di positività e fiducia nella vita.
TAKO ti conquista con colori, luci e dettagli, il “format” genera emozione e stupore ed è declinabile con temi diversi in qualsiasi luogo.
A breve inizieremo i lavori per la realizzazione del secondo ristorante sushi e cocktail bar a marchio TAKO in zona Prati a Roma che accoglierà ben 260 posti. Sarà moderno, ottimista, funzionale e smart grazie alla combinazione di un approccio emozionale con un design eclettico, caratterizzato da grafiche geometriche e colori vibranti, ispirati al movimento Memphis.
Come sviluppa la progettazione della luce? Con una visione generale da architetto o ancor più da vicino, come un lighting designer che pensa anche attraverso prodotti custom?
Il progetto illuminotecnico viene sviluppato con una visione sia da architetto che da lighting designer, nasce con l’ideazione del concept e si affina con la selezione dei prodotti più idonei per enfatizzare spazio, materiali e colori.
Il ruolo dell’illuminazione è determinante nell’interior design e, per creare la giusta atmosfera, ci avvaliamo della domotica per gestire gli scenari nelle varie fasce orarie del giorno. La luce non può essere mai lasciata al caso.
TAKO è uno spazio ricco di sfumature, con moltissimi riflessi, dove una luce sbagliata – di prodotto, ma anche di potenza – rischierebbe di rovinare tutto. Ci spieghi il suo modus operandi.
L’utilizzo di materiali specchianti consente di avere scenari sempre mutevoli all’interno di un progetto di interior design. Attraverso l’esperienza acquisita riusciamo, già in fase di progetto, a definire quale corpo illuminante, ottica e temperatura colore siano i più adatti a ottenere il risultato atteso.
Ovviamente, quando si gioca con i riflessi, non è possibile avere un controllo totale della luce, spesso abbiamo avuto risultati inaspettati, ma anche entusiasmanti, che hanno dotato la location di un’atmosfera unica e irripetibile.
Le sospensioni a sfera della sala ristorante sembrano fluttuare nell’aria come bolle o, viste da un’altra angolazione, ricordano filamenti di perle. La mia percezione, da spettatrice, vede la rotondità regalare al progetto una particolare forma di accoglienza. Era l’effetto voluto o c’è di più?
Nel progetto di interior di TAKO il cerchio costituisce la matrice degli elementi dinamici che caratterizzano il design, dai macro oggetti ai pattern decorativi delle superfici fino ai corpi illuminanti.
Le lampade decorative utilizzate hanno entrambe una forma sferica, nell’ambiente più ampio del ristorante abbiamo optato per un’installazione a cascata di perle luminose dalle molteplici combinazioni.
Al contrario, nella parte più stretta e allungata abbiamo utilizzato delle piccole sfere metalliche per ottenere un’atmosfera più intima.
Entrambe hanno una forma semplice, ma l’aggregazione geometrica della prima e il materiale della seconda creano un’atmosfera sospesa e leggera, enfatizzata dal moltiplicarsi dei riflessi sulle superfici specchianti e sui rivestimenti metallici.
Il locale è disposto su due livelli: al piano terra il ristoro e sotto i servizi. Com’è illuminato il seminterrato e come sono collegati i due spazi?
Un arco laccato rosa dalle proporzioni bold segna il passaggio tra i due piani adibiti a diverse funzioni, una scala conduce al piano interrato che ospita i servizi per la clientela e i locali tecnici. Un tunnel caleidoscopico di archi colorati con linee di luce LED che moltiplicano all’infinito una prospettiva dal ritmo incalzante porta verso il magico mondo di “Alice nel paese delle meraviglie”.
Per illuminare l’ambiente – avvolto da carta da parati dalla geometria dinamica rosa e bianca e i macro-elementi di decór come farfalle, fiori, conigli e lollipop –, abbiamo selezionato corpi a incasso laser e binari con proiettori. I primi per l’illuminazione generale, i secondi per enfatizzare gli elementi decorativi attraverso una regia luminosa attenta e calibrata che enfatizza cromie e forme.
Crediti
Progetto: TAKO, ristorante sushi & cocktail bar
Luogo: Roma, Italia
Architetto, interior and lighting designer: COLLIDANIELARCHITETTO
Cliente: Wild Ginger srls
Area: 420 mq (piano terra 300 mq, piano interrato 120 mq)
AUTHOR
Federica Capoduri
Laurea in Disegno Industriale alla Facoltà di Architettura di Firenze. Si interessa al mondo editoriale scrivendo di design e architettura curando articoli e interviste a professionisti italiani e internazionali. Dal 2013 è membro del team di ricerca del Laboratorio MD del Dipartimento di Architettura dell’Università di Ferrara. Giornalista, dal 2017 collabora a LUCE.
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