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Bill Viola. Photo Alessandro Moggi Studio @alessandromoggi

Si è spento Bill Viola, ma resta vivo il suo approccio filosofico ai nuovi media

By Jacqueline Ceresoli
Pubblicato il
Luglio 2024

Bill Viola. Photo Alessandro Moggi Studio @alessandromoggi

Il morbo di Alzheimer si è portato via Bill Viola nella sua casa di Long Beach, in California, l’artista italo-americano nato nel Queens nel 1951, a New York. Dopo la sua laurea conseguita all’Experimental Studios alla Syracuse University, dove ha conosciuto David Tudor, pianista e compositore sperimentale, Viola ha vissuto a Firenze dal 1974 al ’76, e in Italia ha conosciuto Mario Merz, Kounellis, Vito Acconci e Joan Jonas, quando era direttore tecnico di un centro avanguardistico di produzione e documentazione della videoarte Art/tapes/22.

In questo periodo pioneristico adrenalinico, Viola sperimenta la sua prima fondamentale installazione Il Vapore. Nel 1976 ha realizzato The Space Between the Theeth, video in cui a più riprese appare lui che urla.

Segna la sua carriera He Weeps for You, una geniale istallazione con telecamera dal vivo che ingrandiva l’immagine all’interno della goccia d’acqua, presentata a Documenta 6 nel 1977, grande evento internazionale che in quell’anno si concentrava specificatamente sul “Concetto dei media” (Medienkonzept), in cui fotografia, cinema e video aprono nuove letture e opportunità di ricerca a livello analitico, critico e installativo.

Lentezza, intensità, tableau vivant e meditazione nei video di Bill Viola che suscitano emozioni sempre contemporanee

Bill Viola, Emergence, 2002. Photo Kira Perov © Bill Viola Studio

I suoi video-environment d’autore si avviano verso la consacrazione globale nel 1983 con la sua prima retrospettiva all’ARC di Parigi e nel 1985, quando l’artista è stato invitato a partecipare alla Whitney Biennial a cura di John Hanhardt. Stravolgono i canoni allora vigenti della videoarte An Instrument of Sensation e A Room for Saint John of the Cross, entrambe opere del 1983, assieme a un’ampia selezione di videotape realizzati dal 1977 al 1983. Le opere iconiche dagli anni Novanta in poi sono già un classico.

È un capolavoro The Quintet of the Unseen, dove cinque figure disposte su un unico piano compaiono nell’intera durata del video, impercettibili movimenti, travolti dall’ombra e rischiarati dalla luce che si posa sui volti, sui corpi e sulle espressioni. In quest’opera si celebra la luce come simbolo di vita universale. Tutti più meno conosciamo i suoi video unici dalla potenza ieratica e trittici, in cui musica e immagini lentissime, intense, meditative, coniugano scienza, poesie, storia dell’arte, filosofia e pratiche religiose in un’estetica riconoscibile che ha modificato l’approccio ai nuovi media.

A pochi giorni dalla scomparsa di uno di scultore del Tempo, anche attraverso l’uso consapevole della luce nelle sue opere, alla moglie e storica collaboratrice Kira Perov, e ai figli Blake e Andrei Viola, spetterà il compito di mantenere attivo il cantiere di bellezza del Bill Viola Studio e a far circolare nel mondo le sue opere che esplorano le emozioni umane e la profondità dell’essere.

Nuovi media come strumento dell'autocoscienza e della spiritualità nell'arte

Per l’artista statunitense la progettazione di complesse installazioni visive e sonore diventa il mezzo privilegiato per indagare i rapporti tra discipline diverse con un’ottica nuova, insieme filosofica-contemplativa, teatrale e spettacolare. Viola, mediante l’uso di videotape, videoinstallazioni architettoniche, performance di musica elettronica e altre opere progettate anche per la trasmissione televisiva, punta sulla perfetta sintesi tra video ed elettronica, in cui l’obiettivo è l’esplorazione fenomenologica di forme di percezione sensoriale. I suoi temi sono il ciclo della crescita, nascita, conoscenza e morte, la redenzione e la rinascita. Fonda le radici della sua ricerca sia nell’arte occidentale che orientale, conosceva il buddhismo zen, il sufismo islamico e il misticismo cristiano; riferimenti che diventano fondamentali della sua tensione spirituale. A sei anni Bill Viola aveva rischiato di annegare in un lago e, là sotto, solo, avvolto dal silenzio surreale, aveva trovato “il più bel mondo che avessi mai visto: pesci, fasci di luce, piante che ondeggiano”, un paradiso simbolico che ha segnato il suo immaginario.

Dagli anni Novanta a oggi ha prodotto 9 installazioni per istituzioni internazionali. Nel 1995, Viola ha rappresentato gli Stati Uniti alla 46° Biennale di Venezia, dove ha presentato in anteprima 5 installazioni Buried Secrets, e la sua opera più iconica, The Greeting, ispirata alla Visitazione di Pontormo. Molti ricorderanno di averla vista, insieme ad altre videoinstallazioni, l’anno scorso a Milano, in occasione della sua mostra personale a Palazzo Reale, quando attraversando le sale siamo stati immersi a livello visivo e sonoro in ambienti meditativi, una selezione mirata delle sue opere già entrate nella storia dell’arte contemporanea. Nel 2017 Firenze, con la mostra Rinascimento Elettronico a Palazzo Strozzi, ha ricordato e celebrato Bill Viola, cresciuto con i grandi capolavori del Rinascimento della città, che hanno ispirato le sue opere e fatto luce sul dialogo tra passato e presente.

La sua fama si è estesa ben oltre l’arte contemporanea, per sconfinare nella musica d’avanguardia in collaborazione con l’Ensamble Moder di Francoforte e con band industrial rock Nine Inck Nails e con il regista Peter Sellers e il direttore d’orchestra Esa-Pekka Salonen (per la nuova versione del Tristano e Isotta di Wagner). Nel 2004, per le Olimpiadi in Grecia, Viola ha progettato The Raft, e altre installazioni commissionate da importanti istituzioni nel mondo. È sua anche Crossroads, una monumentale installazione larga 82 piedi concepita per l’aeroporto internazionale di Hamad, commissionata dalla Qatar Museum Authority.

Terra, acqua, fuoco sono gli elementi fondamentali per un pioniere che per oltre 50 anni ha sperimentato il rapporto tra arte, tecnologia e filosofia, indagatore analitico di nuovi media e delle potenzialità dell’arte ambientale, risolta con installazioni contemplative, incentrate sul tema della nascita, della conoscenza e della morte. Da Viola, tra video immersivi e paesaggi sonori, abbiamo imparato che anche attraverso la tecnologia il messaggio è filosofico, grazie a video installazioni immortali, faro di riflessione sulla condizione umana. L’artista innamorato del Rinascimento italiano, di Firenze, Michelangelo, Raffaello, Rosso Fiorentino, Pontormo e altri maestri della forma e del colore, attraverso nuovi media ha sondato la potenzialità espressiva della percezione, come atto della conoscenza e riflessione, come sistema filosofico e non solo strumento di registrazione delle immagini. Sono un classico The Reflecting Pool, il già citato sopra The Greeting e la serie Martyrs, in cui Viola ha messo alla prova i suoi protagonisti con aria, acqua, fuoco e terra, in cui l’umano resiste a condizioni di sforzo e dolore.

Bill Viola, The Greeting, 1995. Photo Kira Perov © Bill Viola Studio
Bill Viola, Catherine’s Room, 2001. Photo Kira Perov © Bill Viola Studio

AUTHOR

Jacqueline Ceresoli

Storica e critica dell’arte. Docente universitaria, curatrice di mostre indipendente. Collabora con diverse testate di architettura e arte. Il suo ultimo libro è Light art paradigma della modernità. Luce come oper-azione di arte relazionale, Meltemi Linee (2021). Scrive su LUCE dal 2012 e tiene la rubrica Light art da quando l’ha proposta al direttore diversi anni fa.

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