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“Donna Vita Libertà”: il coraggio di chi combatte per la libertà in scena al Teatro Franco Parenti
By Cristina Tirinzoni
Pubblicato il
Maggio 2024
INDICE
“Purtroppo le donne iraniane si trovano sotto un regime che non concede loro nemmeno i diritti più elementari. Al momento in Iran le donne non possono: cantare (se non in duetto con un uomo); ballare; andare allo stadio; guidare una moto; andare in bicicletta; diventare giudici; chiedere il divorzio; vestirsi come vogliono; scegliere alcune facoltà universitarie tra cui contabilità, ingegneria e chimica; abortire… E il teatro è la forma più potente per farvi capire l’oppressione che subiscono le ragazze iraniane e che lottano per la libertà dell’intero Paese”.
A parlare è il famoso regista e attore iraniano Ashkan Khatibi, 44 anni. Quasi un anno fa, con l’inizio del movimento “Donna Vita Libertà”, è stato sottoposto a interrogatori e minacce come oppositore del regime, che l’hanno costretto a lasciare l’Iran. Arrivato in Italia nel 2023, dopo un periodo di clandestinità, ha scelto Milano come luogo di vita e lavoro e ha fondato il gruppo teatrale Scagnell. Le mie tre sorelle è la loro prima produzione, andata in scena al Teatro Franco Parenti dal 23 al 28 aprile.
Lo spettacolo teatrale
Ispirato alla pièce Tre sorelle di Čechov, è il racconto della vita di Sadaf Baghbani: è un attrice (“recitavamo in parcheggi e cantine”), ma prima ancora è una “freedom fighter”, una ragazza che combatte per la libertà, è arrivata a Milano a fine 2023 con in corpo centoquarantasette pallini di piombo, vicino agli organi vitali, al cuore, sparati dalla milizia iraniana durante una manifestazione di protesta contro il governo dell’ayathollah Khamenei e la polizia morale per la morte di Hadis Najafi, uccisa a 20 anni qualche giorno dopo la morte di Mahsa Amini, uccisa con un colpo al cranio perché non indossava correttamente l’hijab. Era il 4 novembre 2022. Per paura di ripercussioni, nessun medico di Teheran aveva avuto il coraggio di curarla e dopo oltre un anno di agonia e lividi persistenti sul corpo è riuscita ad arrivare in Italia (grazie a un visto di studio ottenuto
con l’aiuto di Khatibi e del traduttore (anche del testo di questo spettacolo) Michele Marelli. Ed è proprio Baghbani a salire per la prima volta su un palco ufficiale, quello del Teatro Franco Parenti di Milano, per raccontare la sua storia.
Un dialogo tra lei – che parla persiano (peccato quei sottotitoli troppo piccoli che non hanno agevolato la lettura sullo schermo) e le sue due sorelle rimaste in Iran e che in scena sono impersonate da due attrici che parlano italiano. Dalla difficoltà del lavoro alle violenze subite, ai sogni confidati e alle chiacchiere notturne delle tre ragazze, sotto un telo bianco srotolato come un lenzuolo, illuminate dalla luce blu, fino al momento della tragedia e all’arrivo in Italia, e il ricordo dell’odore dei capelli delle sorelle. La celebre battuta checoviana “A Mosca, a Mosca” nella narrazione di tre sorelle diventa “A Roma, a Roma” ripetuto da Sadaf Baghbani e dalle sue sorelle, mentre sognavano un luogo dove poter realizzare i loro sogni.
Ritmato dalla musica rap persiana, linguaggio ufficiale della protesta della nuova generazione iraniana. Sullo schermo, nel finale, il nome e il volto di Toomaj Salehi, in prima linea, con la sua musica rap e con i suoi testi. A incitare la mobilitazione con il suo rap ha messo in musica la rabbia dei giovani contro il regime degli ayatollah e la voglia di libertà. Già rinchiuso in carcere da circa un anno e mezzo, Toomaj pochi giorni fa è stato condannato a morte per impiccagione
Uno spettacolo emozionante. In platea un pubblico numerosissimo: il modo migliore per mostrare la solidarietà alle donne iraniane che combattono per la libertà. L’applauso caloroso va al loro coraggio di denunciare la violenza di un regime dittatoriale liberticida. E che cercano di conquistare spazi di libertà, per sé e per le generazioni future. Non lasciamole sole.
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