
La Sala delle Cariatidi a Milano, nella ricorrenza degli ottant’anni dal bombardamento che ha segnato questo luogo carico di suggestioni, memoria e identità, è il “porto” ideale dove sono attraccate strane imbarcazioni: 12 strutture in acciaio simili alle gondole veneziane, lunghe nove metri, al cui interno scorre su degli schermi televisivi un flusso continuo di oro. Stiamo parlando dell’installazione site-specific di Fabrizio Plessi (Reggio Emilia, 1940), tra i padri della videoarte, affascinato dal “cangiante della tecnologia” e dal potenziale espressivo del monitor televisivo fin dagli anni ’70.

L’artista, che si definisce “un navigatore solitario”, da anni vive e lavora a Venezia e continua a essere un visionario sperimentatore di flussi di energia fisici e virtuali che nell’acqua, nella celebrazione dei mari e degli oceani, in questo oscuro presente votato al consumo di vite, di esperienze e delle risorse naturali, trova la sua cifra stilistica e un messaggio poetico universale, per invitarci a riflettere sul degrado del nostro Pianeta e sul ruolo dell’arte come promessa di bellezza .
Mariverticali è il titolo della mostra promossa da Comune di Milano – Cultura, Palazzo Reale e Studio Plessi a cura di Bruno Corà, Alberto Fiz e Marco Tonelli, con l’allestimento scenografico, ma equilibrato, di Lissoni & Partners (a ingresso gratuito fino al 10 settembre).
Le barche di Plessi issate nel pavimento in un luogo aulico, evocativo, ci appaiono come vessilli totemici, carichi di metafore sulla precarietà della condizione umana in difesa della storia e bellezza della Sala delle Cariatidi che nel 1953 ospitò Guernica, tra i capolavori più drammatici della civiltà moderna.

Attraversando questo luogo, di fronte alle gondole immaginifiche di Plessi, per gli spettatori si inscena un teatro elettronico della memoria con imbarcazioni dietro di colore nero pece, davanti irrorate d’oro, capaci di amplificare un messaggio: gli oceani sono la ricchezza del mondo e una garanzia di futuro.
Instabilità, incertezza, tensioni e illusioni culminano nella istallazione milanese di Plessi concepita sulle fasi di trasformazioni dall’acqua all’oro, elemento distintivo nelle sue opere a partire da L’Età dell’Oro (2020), l’opera luminosa ideata per le finestre del Museo Correr, in piazza San Marco a Venezia, che già nel titolo evoca i fasti e la magnificenza di epoche mitologiche e lontane, incluse le tracce bizantine insite nell’architettura veneziana. A Plessi appartiene anche l’ambizioso progetto ideato per l’area archeologica di Brixia romana e per il Museo di Santa Giulia, in occasione di Bergamo-Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023, a cui Cristina Ferrari ha dedicato un approfondimento (pubblicato il 12 giugno luceweb.eu).

Tra i Mariverticali a Milano e il progetto Plessi sposa Brixia a Brescia, idealmente scorrono un flusso di energia e una volontà di umanizzare la tecnologia, con il fine di utilizzare il valore simbolico dell’oro che nella Sala delle Cariatidi rimbalza dentro le barche e sugli specchi laterali, senza scalfirne le strutture, alterando completamente la percezione dello spazio. Qui restiamo sospesi tra sogno e realtà anche davanti ai disegni di Plessi che scorrono come onde sul maxi schermo all’entrata della mostra. Poi, varcata la soglia, ci immergiamo in un mare magum emozionale, in un flusso atemporale da provare e non da raccontare, in cui storia e stupore s’incontrano.

Così tra riflessi d’oro emanati dai monitor all’interno di barche, da Milano con la fantasia si naviga fino al Museo di Santa Giulia a Brescia, per arrivare idealmente a Venezia, dove Plessi ha presentato Waterfire (2001) in Piazza San Marco. Dalle finestre del Museo Correr si stagliavano monitor da cui usciva prima l’acqua e poi il fuoco, in un ricorrersi alchemico di trasformazioni tra due elementi in antitesi.
Plessi è sempre un sognatore dalla fervida fantasia che scorre veloce come l’oro nei suoi monitor, trasformati in elementi scultorei, irrorati di luce utilizzata per generare stadi di trasformazione degli elementi (acqua, terra, fuoco e aria).
L’oro della Terra è l’acqua che prima o poi finirà e intanto noi restiamo ciechi di fronte alla catastrofe ambientale e continuiamo a ignorare che è il bene più prezioso della nostra esistenza. E il silenzio per meditare, suggerito dall’installazione di Plessi su come impiegare la tecnologia in questo mondo sovraesposto e inquinato di suoni e immagini, è oro.