
“Grand Bal”, veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2023
Courtesy l’artista, Alfonso Artiaco, Napoli; Bortolami Gallery, New York; mennour, Paris/London; Esther Schipper, Berlin/Paris/Seoul; Galerie Micheline Szwajcer, Antwerp; 1301PE, Los Angeles, e Pirelli HangarBicocca, Milan/Milano
© 2023 Ann Veronica Janssens / SIAE
Foto Andrea Rossetti
La rifrazione della luce, la smaterializzazione dello spazio attraverso il colore, il suono, l’aria, la nebbia naturale e artificiale sono fenomeni fisici alla base della ricerca intorno ai meccanismi della percezione di Ann Veronica Janssens, di scena per la prima volta a Milano al Pirelli Hangar Bicocca fino al 30 luglio con la mostra retrospettiva “Grand Bal” a cura di Roberta Tenconi.
La non scultura di Janssens (Folkestone, 1956), artista inglese di nazionalità belga che vive e lavora a Bruxelles, si concentra su minimi e impercettibili spostamenti d’aria capaci di mutare la percezione dello spazio, mettendo al centro del suo lavoro il fruitore in movimento nello spazio.
La sua retrospettiva milanese, che va vissuta con il corpo e attraversa quarant’anni di carriera, è concepita come una metafora sulla vita plasmata dalla luce e dall’aria che respiriamo. Si tratta di una mostra distopica in bilico tra scultura e architettura che raccoglie una ventina di opere dagli anni ’90 a oggi, tutte in rapporto con lo spazio delle Navate dell’hangar Bicocca.
La luce e gli specchi con gli effetti atmosferici sono materie dell’inafferrabile da plasmare in tutte le sue infinite potenzialità espressive, liquide, solide e gassose in forma di riflesso nelle installazioni minimaliste e ambientaliste dell’artista, già esposte nei più importanti musei in Europa e durante la 48° edizione della Biennale d’Arte a Venezia (1999).

Pink Coco Lopez, 2010 (particolare)
Veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2023
Courtesy l’artista ed Esther Schipper, Berlino/Parigi/Seoul
© 2023 Ann Veronica Janssens / SIAE
Foto Andrea Rossetti
Janssens segue le orme degli artisti americani Robert Irwin e James Turrell, Fujiko Nakaya e Olafur Eliasson, e come loro realizza per lo più opere site-specific e si concentra sulla umanizzazione della tecnologia, in cui gli aspetti emozionali di fenomeni fisici come l’aria e il respiro determinano l’opera.
Come scrive l’artista “Nel mio lavoro ci sono pochi oggetti: sono piuttosto dei gesti voluti, situazioni di perdita di controllo rivendicate e offerte come esperienze attive. La mia pratica consiste in questa perdita di controllo, nel sottrarsi all’imposizione della materia, nel tentativo di sfuggire alla tirannia degli oggetti”.
Passeggiando tra le sue opere capaci di immergere lo spettatore in una esperienza sensoriale da vivere in diretta nelle navate del Pirelli Hangar Bicocca, si colgono la gioia, la vertigine, la perdita di orientamento con l’abbaglio e la materializzazione di effimeri ambienti ipnotici. Waves (2023) è un intervento inedito concepito per questo spazio, in cui l’aria, la brezza di primavera, irrompe dalle aperture laterali ricoperte con sottili zanzariere fissate solo all’estremità superiore e che punteggiano l’ex edificio industriale, in cui il fruitore è parte integrante dell’opera, permettendo alla luce naturale e agli elementi esterni di penetrare al suo interno. Come direbbe qualcuno il messaggio è nel titolo della mostra “Grand Bal” (grande ballo in francese), poiché rimanda alla dimensione performativa del progetto espositivo in sé, in cui il visitatore instaura una relazione dinamica con lo spazio dell’Hangar e gli ambienti tracciano un viatico verso l’impalpabilità dell’atmosfera.

Magic Mirrors (Pink & Blue), 2013-2023 (particolare)
Veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2023
Courtesy l’artista e Alfonso Artiaco, Napoli
© 2023 Ann Veronica Janssens / SIAE
Foto Andrea Rossetti
In questo grande ballo, lo spettatore si muove al ritmo del respiro dell’artista e tra le altre installazioni site-specific, come Area (2023) composta da una serie di mattoni da costruzione in cemento, quale riferimento all’evoluzione edilizia della seconda metà del XX secolo di richiamo minimalista. In particolare la serie di sculture Equivalent (1966-69), realizzate assemblando geometricamente blocchi di origine industriale per definire e manipolare lo spazio-percorribile dal visitatore, segna una vasta zona dell’immensa Navata dell’Hangar e definisce un luogo transitorio che non appartiene a nessuna archeologia né tantomeno architettura. È una agorà dell’incontro, dove sono esposte le tre altalene Swing (2000-23) da provare accordate al ritmo di Souffles, con sedute rivestite da una pellicola termoreagente che muta tonalità al contatto con il calore umano, modificando temporaneamente l’aspetto dell’opera e lasciando una traccia effimera di chi l’ha provata.

MUHKA, Anvers, 1997-2023
Veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2023
Collection 49 Nord 6 Est – Frac Lorraine
Courtesy l’artista, Alfonso Artiaco, Napoli; Bortolami Gallery, New York; mennour, Paris/London; Esther Schipper, Berlin/Paris/Seoul; Galerie Micheline Szwajcer, Antwerp; 1301PE, Los Angeles, e Pirelli HangarBicocca, Milan/Milano
© 2023 Ann Veronica Janssens / SIAE
Foto Andrea Rossetti
Tra le altre opere realizzate tra il 2013 e il 2023 con il vetro, un materiale centrale nella poetica dell’artista, Blue Glass Roll 405/2 e Blue Glass Roll 405/3 (2019) permettono di toccare con mano la trasparenza delle bolle d’aria qui materializzate in forme essenziali traslucide. La pluie météorique (1997), è composta da un’“isola” di ciottoli indonesiani che definisce sentieri diversi nel corso della mostra, tracciati dal passaggio dei visitatori. Cattura lo sguardo Drops (1999-2023), una affascinante installazione composta da dodici specchi circolari disposti sul pavimento che riflettono l’architettura dell’edificio industriale, presentata originariamente nel 1999 alla Scuola Grande di San Rocco a Venezia con il titolo Danaé, e poi nella Cappella di Sansevero a Napoli nel 2014. Con la mostra di Milano, Janssens si confronta per la prima volta con un edificio industriale e l’effetto è davvero straniante. Espace infini (1999) è una struttura concava rettangolare priva di angoli e di bordi dove, affacciandosi ci si raffronta con un’abbacinate spazio bianco, in cui il nostro sguardo non coglie limiti e dimensioni, ma si perde in una profondità ipnotica. Stesso effetto disorientante di perdita si prova anche in Roue 106-Bleu 132 (Scale Model) del 2003-07, una cabina con luci intermittenti blu e rosse che combinandosi producono un bianco incandescente e abbagliante capace di saturare l’occhio di chi vi entra. Al suo interno, infatti, la luce assume illusoriamente la forma di un solido luminoso che aumenta l’effetto di instabilità visiva.

Courtesy Anne Teresa De Keersmaeker; Ann Veronica Janssens e Pirelli HangarBicocca, Milano
© 2023 Ann Veronica Janssens / SIAE
Foto Andrea Rossetti
La passeggiata disorientante nell’indeterminatezza dello spazio si chiude nel Cubo con MUHKA, Anvers (1997-2023) dove, come scrive Janssens, “guardare la nebbia è una esperienza dagli effetti contrastanti. Sembra cancellare ogni ostacolo, la materialità, le resistenze specifiche di un determinato contrasto e, allo stesso tempo, conferire alla luce una fisicità e tattilità proprie”. Entrate e vi troverete in balia di una fitta nebbia artificiale e naturale, attraverserete un ambiente apparentemente vuoto, ma in realtà abitato da ombre e caratteristiche fisiche da toccare con gli occhi, in cui perdervi fagocitati in un labirinto sensoriale non sopportabile per tutti.