“Come dialogano passato e presente in ambito urbano? Quali sono i cambiamenti dei luoghi di lavoro? Che ruolo gioca la luce nella nuova progettualità?”
Sono questi i temi principali su cui si sono basate le due Tavole Rotonde organizzate dal Salone del Mobile.Milano, dedicate ai processi evolutivi dell’architettura contemporanea.
In particolare il primo incontro del 19 aprile, “Valorizzazione dell’architettura storica in relazione ai nuovi interventi urbani”, a cura dell’architetto Jacopo Acciaro, fondatore dello studio Voltaire Lighting Design, con il patrocinio delle associazioni AIDI, APIL e IALD, e moderato dall’ingegnere Luca Giannelli, CEO di United Consulting, si è focalizzato sugli scenari progettuali contemporanei, indagando sulla ricerca dell’equilibrio tra i nuovi interventi architettonici e il consolidamento del patrimonio storico della città, ovvero sulla memoria e sulle tracce dell’architettura moderna con la luce come elemento di coesione e connessione tra modernità e identità storica. All’evento ha preso parte anche Gian Paolo Roscio, Dirigente Iren e Presidente di AIDI – Associazione Italiana di Illuminazione, che ha presentato l’Associazione stessa, il cui scopo è divulgare e promuovere la cultura della luce, e il “Manifesto della Luce”.
Durante la tavola rotonda si è ribadita l’importanza della luce nel processo di valorizzazione urbana e il valore del “confort”, parola il cui significato rientra nelle sfera emotiva (ma non con parametri misurabili) e in quella del benessere e quindi come gli architetti e i lighting designer, principali attori della valorizzazione urbana, ne siano responsabili. Ruolo riconosciuto anche da Johan Kinoo, responsabile dell’area illuminazione del Dipartimento sviluppo urbano del Comune di Anversa (Belgio), e da Susanna Antico, lighting designer il cui studio ha grande esperienza nell’illuminazione urbana e che collabora con la città di Anversa. Architetti e lighting designer, infatti, modificano l’ambiente in cui le persone vivono e di conseguenza devono capire cosa le persone stesse vogliono per creare spazi accoglienti e piacevoli da vivere. E per far questo è necessario selezionare una serie di criteri per costruire le città del futuro, il cui obiettivo è far sì che gli abitanti le vivano per permettere loro di incontrarsi e di stabilire relazioni.
Di conseguenza è necessario che gli attori della trasformazione abbiano una visione a 360°, che comprende anche competenze storiche, artistiche, sociali. Tra le varie esigenze è compresa la sicurezza, che viene raggiunta anche con una corretta illuminazione degli spazi (luoghi poco illuminati possono generare degrado).
La città è infatti una sorta di “seconda natura creata dall’uomo”, come spiega Cino Zucchi dello studio CZA, tra i più impegnati nella scena contemporanea italiana in materia di progettazione architettonica, master plan e recupero. Così, se la casa è intesa per generare un senso di protezione e desiderio di rimanere tra le sue mura, la città invece deve aprire alle relazioni, e l’architettura è a misura d’uomo e deve essere contemporaneamente ecologica, inclusiva e resiliente. Ma, per sua natura, è destinata a rimanere nel tempo mentre la vita umana è fluida e di conseguenza molti spazi, ad esempio i centri storici, non sono più completamente in linea con i nostri stili di vita e devono venire adattati anche tramite la luce, che trasforma completamente le città e gli edifici e ne cambia la percezione. Si può dire che il moderno inteso come architettura nasce con la luce artificiale, che diventa fatto tecnico e di sicurezza, qualità ambientale, valorizzazione dello spazio architettonico e design (i corpi illuminanti progettati anche per essere belli). Gli stessi palazzi moderni in vetro diventano la notte fonte di luce, una sorta di lampada che rischiara gli spazi esterni (concetto della trasparenza).
La valorizzazione urbana tramite l’illuminazione di spazi pubblici è un tema affrontato anche a Bergamo città in cui, come racconta il Sindaco Giorgio Gori, sono stati effettuati vari interventi in molte zone, oltre al rifacimento della rete elettrica (anche per il risparmio energetico) e al potenziamento dell’illuminazione stessa per garantire maggiore sicurezza.
Purtroppo però, spiega Gian Paolo Roscio, negli interventi di valorizzazione e riqualificazione, il tema della luce rimane spesso marginale. Questo è spesso dovuto, soprattutto per le piccole città e comuni, alla mancanza di fondi, fatto che rende ancora più importante stabilire un piano preciso da realizzare anche nel corso degli anni. Altro elemento critico è la mancanza di un disegno comune e di una normativa a livello nazionale, come nel caso delle leggi sul tema dell’inquinamento luminoso, diverse tra le varie Regioni.
Ed è da queste criticità, dalle proposte, dalle visioni e dai contenuti emersi durante i convegni, gli incontri e le tavole rotonde del XX Congresso Nazionale di AIDI del 2022 che è stato redatto il “Manifesto della luce”, il documento di sintesi per fare chiarezza su tematiche importanti e strategiche per chi opera nel settore dell’illuminazione. Tra i punti chiave del Manifesto si possono citare: l’utilità della luce, la mancanza di una formazione soprattutto sulle nuove tecnologie (e quindi la necessità di investire nella formazione stessa), l’importanza del riconoscimento della professione del lighting designer, la necessità di stabilire un rapporto con amministrazioni e Soprintendenze e di creare una normativa a livello nazionale, oltre che a incentivare la sostenibilità a 360° e l’economia circolare.