LUCE NATURALE, ARCHITETTURA, NATURA E TEMPO DIALOGANO NELLE FOTOGRAFIE DI HÉLÈNE BINET


Photo Helene Binet, Suzhou Gardens, China, 2018
Photo Helene Binet, Peter Zumthor, Kolumba Diocesan Museum, Germany, 2007

Il racconto per immagini della relazione tra luce naturale e architettura, natura e tempo: è questo il tema della mostra “Hélène Binet. Natura, tempo e architettura”, allestita al padiglione 11 del Salone del Mobile, una selezione originale di fotografie di Hélène Binet fotografa svizzera-francese di fama internazionale e sostenitrice della tecnica analogica che, nell’arco di oltre 35 anni, ha immortalato sia l’architettura contemporanea che quella storica con una sua originale e inconfondibile poetica. Le immagini, attinte dall’archivio del suo lavoro, presentano le opere dei più importanti maestri dell’architettura e dimostrano come quest’arte sia capace di evidenziare come poche altre le qualità specifiche dello spazio progettato e costruito. “Nella selezione delle immagini per questa mostra – racconta Hélène Binet – siamo partiti dalle mie prime fotografie, come quelle che testimoniano il lavoro di John Hejduk, per arrivare poi alle più recenti dell’architettura storica coreana. L’intento è rimasto immutato: con delicate associazioni, accostamenti di immagini, ombre e silenzi spero di pungolare l’immaginazione di chi guarda e di portarlo da qualche parte non troppo lontano dal primo schizzo dell’architetto”.

Si tratta di “uno straordinario lavoro in bianco e nero portato avanti con coerenza e caparbietà sull’eterno rapporto tra luce e ombra in alcune delle più importanti opere d’architettura di sempre”, come commenta Massimo Curzi, architetto e dal 2019 membro della redazione della rivista Casabella, che ha curato l’allestimento della mostra.

Photo Helene Binet,Le Corbusier, Canons de Lumiere, La Tourette, France, 2007

Il progetto di Curzi è pensato come un momento di pausa e riflessione lungo il percorso del Salone del Mobile e si presenta come un doppio corpo architettonico con struttura a telaio in tavole di legno rivestito all’esterno in alluminio sabbiato e all’interno in lastre di feltro color blu notte, per creare un forte contrasto tra “il dentro” e “il fuori” dello spazio di esposizione. Il feltro sulle pareti ha lo scopo di mettere in evidenza le opere creando allo stesso tempo un contesto acustico ovattato e silenzioso, come un momento di sospensione temporale rispetto all’esterno inevitabilmente frenetico e rumoroso, qualità spaziale aumentata anche dalla moquette sul pavimento.