Oggi più che mai viviamo in un mondo iperconnesso dove lo sviluppo tecnologico è fondamentale e ricopre un ruolo centrale nella vita quotidiana delle persone. E tale sviluppo, sempre più veloce, porta a doversi adeguare e aggiornare continuamente. Negli ultimi tempi, in particolare, abbiamo incontrato spesso un nuovo termine, “Metaverso”. Ma cosa è e come funziona?
Cosa è e come funziona il Metaverso? Secondo Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, si tratta dell’internet del futuro, un insieme di spazi virtuali popolati da avatar (alter ego digitali di persone reali) che interagiscono tra loro in una realtà virtuale utilizzando particolari visori.
Il termine, in realtà, non è nuovo in quanto è stato coniato e teorizzato già nel 1992, nel romanzo cyberpunk “Snow Crash” di Neal Stephenson che racconta di una Los Angeles futuristica in cui si colloca il Metaverso, uno spazio libero con strade, locali, negozi, ideale per sfuggire a una vita reale difficile e claustrofobica. Al suo interno, le persone si incontrano e si spostano tramite i loro avatar, differenti per la risoluzione e per la possibilità di accesso a luoghi esclusivi a seconda delle classi sociali.
Tra i pionieri non possiamo non citare sempre Zuckerberg, con il lancio di Horizon Worlds, uno spazio virtuale a cui si può accedere con il proprio account Facebook indossando i visori Oculus (società acquisita da Facebook nel 2014). Nel febbraio 2022 Horizon Worlds contava già circa 300mila utenti che vi si collegavano per costruire un proprio mini-mondo e partecipare a eventi virtuali.
Oggi il successo del Metaverso è sottolineato anche dalla decisione di Facebook di denominare “Meta” la holding del Gruppo che controlla le piattaforme Facebook, Whatsapp, Instagram e gli Oculos e dall’annuncio di Microsoft che integrerà il Metaverso nella piattaforma Teams con una funzionalità chiamata Mash per partecipare a riunioni di lavoro. A questi si aggiungono altri progetti quali il Metaverse Standards Forum, di cui faranno parte società come Meta, Adobe, Microsoft, Huawei, Nvidia, Epic Games, World Wide Web Consortium (W3C), Qualcomm, Sony Interactive Entertainment e molte altre.
Fin qui la storia. Ma in concreto?
Il Metaverso può essere definito come uno spazio tridimensionale all’interno del quale gli utenti possono muoversi, condividere e interagire, una sorta di ambiente di vita virtuale che ricalca la vita di tutti i giorni, cancellandone i limiti spaziali che si sovrappone al mondo reale e permette alle persone di interagire in modo più diretto e immediato rispetto ai comuni social network. Di fatto, è un universo digitale composto da molteplici elementi tra cui video, realtà virtuale (VR) e realtà aumentata (AR), connessioni superveloci e blockchain. A tale universo si può accedere da un pc (o smartphone) e connessione internet (sono consigliati ma non sempre obbligatori i visori 3D per la realtà virtuale) tramite avatar tridimensionali che vivono delle esperienze virtuali incontrandosi con altri avatar ma anche creando oggetti, partecipando ad eventi (concerti, conferenze, incontri di lavoro, lezioni in aula, mostre ecc.), viaggiando e facendo acquisti.
Non si può parlare di un unico Metaverso, ma di tanti mondi digitali: tra le principali piattaforme vanno citate principalmente Sandbox, un Metaverso virtuale diventato popolare da quando ha annunciato la sua partnership con Meta, Stageverse altra piattaforma virtuale per esperienze immersive che ha debuttato al concerto dei Muse e consente agli utenti di assistere a concerti attraverso filmati 3D a 360° ed effetti speciali. Ma, soprattutto Decentraland fondata nel 2017 e aperta al pubblico dal 2020 in cui gli utenti comprano e vendono lotti di terreno (land), intere proprietà (estates), contenuti di ogni tipo e NFT (non-fungible token) pagando con una criptovaluta denominata MANA.
Come già detto, le possibilità sono innumerevoli a partire dall’aspetto ludico, col sorgere di gameplay originali o la creazione di spettacoli virtual native, ma anche educativo (dal Team Building alle lezioni universitarie) e naturalmente lavorativo, oltre a poter visitare mostre, siti artistici e archeologici (turismo sintetico).
La differenza è che si fa tutto direttamente e comodamente da casa, senza doversi preparare e muovere come quando si partecipa a un evento nella realtà fisica, un po’ come abbiamo imparato durante il lockdown con lo smart working, la DaD e gli incontri su piattaforme quali Meet e Zoom, ma con un’esperienza molto più simile alla realtà. Vogliamo fare un esempio? Il matrimonio di una coppia indiana celebrato nel Metaverso con circa 2000 invitati tutti rappresentati da un avatar!
Ma non bisogna dimenticare che le più redditizie fra le attività dei mondi virtuali sono quelle di compravendita di beni e servizi. Sì, perché si paga con soldi veri, anche se rappresentati da criptovalute che possono essere diverse a seconda dei metaversi i quali posso anche imporre tasse sulle transizioni.
Nel mondo virtuale c’è infatti la possibilità di acquistare beni che coprono un ventaglio in grado di accontentare tutti i gusti, dalle case all’arte. Brand di lusso quali Gucci, Dolce & Gabbana, LV ed Etro e catene di fast fashion come Zara, H&M e Benetton hanno aperto i loro flagship store nei Metaverse Fashion District creando delle vere e proprie esperienze immersive. Un mercato molto allettante che McKinsey ha stimato arriverà a valere 5 trilioni di dollari entro il 2030, mentre secondo Gartner nel 2026 il 25% delle persone trascorrerà almeno un’ora al giorno nel Metaverso.
Anche l’Italia è decisa a non restare indietro: ad agosto Med Group, azienda attiva nel settore tecnologico, ha annunciato la creazione di Phygiverse, il primo Metaverso italiano che offre innumerevoli possibilità, dal virtual tour fino ai tag per approfondire oggetti o punti di interesse, in un’applicazione che coinvolge tutti i settori, da quello professionale e commerciale fino a quello culturale (musei e siti archeologici virtualizzabili e fruibili attraverso il visore 3D).
Insomma, il Metaverso diventa non solo uno spazio digitale, ma una vera e propria rappresentazione della società, con autentiche interazioni sociali ed economiche tra le persone e prospettive molto interessanti, con cui tutti noi dovremo confrontarci. C’è da chiedersi se il mondo virtuale potrà mai sostituire completamente la vita reale, soprattutto per quanto riguarda i contatti tra le persone e i momenti di socializzazione, senza necessariamente arrivare agli scenari fantascientifici descritti nella saga di Matrix.
E si tratta di una tecnologia con potenzialità talmente dirompenti da non lasciare indifferente nemmeno l’Unione Europea. Infatti sull’argomento si sono espressi la Presidente Ursula von der Leyen e il commissario del Mercato Interno Thierry Breton che hanno auspicato che venga proposto un regolamento europeo sul Metaverso entro il 2023, con l’obiettivo di evitare lock-in tecnologici e posizioni dominanti da parte di Meta. In particolare, Breton ha individuato tre aspetti cruciali per il loro sviluppo. In primo luogo, viene enfatizzato il ruolo centrale delle persone e la loro sicurezza, motivo per cui il Metaverso deve basarsi sui valori e sulle regole dell’Unione per permettere a tutti di sentirsi sicuri come nel modo reale. La necessità di elaborare anche standard interoperabili sviluppati da Metaversi privati ha portato a creare un’organizzazione che lavora su standard che ne assicurerebbero l’interoperabilità.
Il secondo punto riguarda invece i dubbi sulla possibilità di regolare uno spazio ancora in fase iniziale, in buona parte da inventare, creando un ecosistema sostenibile e che possibilmente rientri nella sovranità tecnologica della Comunità europea, attirando esperti IT, big player e PMI. Un problema non indifferente che ha portato Breton a lanciare una coalizione industriale della realtà virtuale e aumentata (Virtual and Augmented Reality Industrial Coalition) di cui fanno parte 40 aziende. Oltre a questo il commissario ha riconosciuto la necessità di ottenere un mix di finanziamenti privati, nazionali e dell’UE per assicurarsi i migliori talenti.
Infine non va sottovalutato il ruolo delle infrastrutture, in quanto i metaversi aumenteranno la pressione sull’infrastruttura di connettività necessaria per consentire nuovi sviluppi, con una quantità di dati scambiati e raccolti in continua crescita. Breton ha quindi invitato tutti gli attori del mercato a contribuire in modo equo ai beni pubblici, ai servizi e alle infrastrutture, per far sì che le piattaforme online contribuiscano ai costi dell’infrastruttura digitale, oltre a far contribuire anche le Big Tech al finanziamento delle reti Tlc europee.