iGuzzini riedita alcune icone del suo archivio storico – Ponti, Massoni, Bonetto, Harvey


Foto di Miro Zagnoli

La scorsa Milano Design Week 2022 è stata ricca di fermento per iGuzzini: l’azienda di Recanati è stata infatti una delle grandi protagoniste con le sue installazioni di luce e i progetti illuminotecnici nei principali design district della città, ma anche perché ha riproposto prodotti storici del suo archivio, svelati in Brera attraverso Italian Echoes, il progetto di riedizione delle icone: le lampade Polsino di Gio Ponti e Zurigo di Luigi MassoniNitia di Rodolfo Bonetto e Sorella by Harvey

Su questo è interessante leggere il testo – che riportiamo qui di seguito – di Domitilla Dardi, Storica e Curatrice del Design, che spiega e analizza nel dettaglio il perché di queste affascinanti riedizioni:

Italian Echoes. Coming back home

Diverse sono le aziende che negli ultimi anni hanno investito sulle riedizioni del passato, ma pochissime sono quelle che hanno potuto farlo “in casa”, recuperando memorie nei giacimenti culturali dei loro archivi storici. Ancora meno sono le realtà che possono vantare nelle loro storie protagonisti dell’intera vicenda del design mondiale come accade a iGuzzini che, giustamente, non perde l’occasione di rieditare alcune gemme di questa archeologia industriale, oggi attuale più che mai.

Le riedizioni delle lampade Zurigo di Luigi Massoni e Polsino di Gio Ponti segnano, infatti, una vicenda che ha il sapore del ritorno a casa e, al tempo stesso, quello della visione lungimirante. Ma, per capirne la doppia natura antica e futura, bisogna riavvolgere il nastro di qualche decennio. 

È la metà degli anni Sessanta quando Luigi Massoni entra alla Harvey, azienda della famiglia Guzzini che realizza oggetti per l’illuminazione, per poi introdurvi, di lì a poco, anche Gio Ponti. I produttori marchigiani, nati con la lavorazione del corno, erano passati negli anni Cinquanta alla termoformatura. Il passo sembra enorme – e lo è – sebbene sia in realtà un segno di continuità tra tradizione e innovazione. Il corno, infatti, è materia prima naturale che viene formata attraverso il calore, esattamente come lo è nel mondo delle materie plastiche il metacrilato in termoformatura (materiale e tecnica che diventano il fiore all’occhiello del gruppo di Recanati). Più di ogni altra è la Zurigo di Massoni a rappresentare al meglio il processo di qualificazione delle materie plastiche attraverso il design. Infatti, Massoni non sarà solo un designer per Guzzini, ma anche un consigliere prezioso, progettando spesso di concerto con l’ufficio tecnico e indirizzando la produzione, per esempio, verso il colore. Quest’ultimo diventerà protagonista, non solo nella casa degli italiani desiderosi di dimenticare il grigiore della guerra, ma anche nella produzione Guzzini, ad esempio mediante la tecnica inedita del bicolore (superfici plastiche doppiate in due distinti colori per l’interno e l’esterno degli oggetti).

Quando Ponti entra in azienda con i progetti di due lampade, inizialmente chiamate solo “la Piccola” e “la Grande”, è già un Maestro: il grattacielo Pirelli ha identificato la Milano della nuova modernità e la Superleggera è un’icona di arredo che coniuga passato artigianale e futuro industriale.

Ma soprattutto egli ha già definito a pieno il suo ruolo nelle industrie, quello di un regista capace di entrare nel DNA di un’azienda e creare innovazione in continuità con la sua natura, spesso riconoscendo un valore che aspettava solo di essere evidenziato. E fa lo stesso con Polsino, una lampada che parla del suo autore, del contesto storico e dell’azienda.

Del suo autore: perché è espressione di concetti molto cari a Ponti, come quello della scalarità – secondo il quale oggetti di scale spaziali diverse sono declinate all’interno di una concezione unitaria – e quello del design accessibile, sostenibile nel prezzo e aperto al grande pubblico. Ed è a questa idea di design democratico che saranno indirizzate anche la Sorella o la Nitia di Bonetto, prodotte negli anni Settanta e anch’esse oggi rieditate.

Del contesto storico: perché questo progetto incarna perfettamente alcune istanze della modernità degli anni Sessanta, funzioni lungimiranti, prioritarie ancora oggi, come la portatilità degli oggetti (vedi la grande maniglia di Polsino), la leggerezza e l’adattabilità a più ambienti, dal soggiorno alla zona notte, dalla casa all’ufficio (temi tra l’altro già indagati da Ponti stesso nei suoi mobili smontabili o trasportabili su rotelle).

Dell’azienda: perché nelle componenti di Polsino c’è tutta la storia delle origini iGuzzini, dalla formatura a caldo alla passione per la plastica, sino all’ottimizzazione degli stampi (la lampada è costituita da due gusci identici montati sfalsati sullo stesso asse, grazie a giunti di metallo che sembrano proprio i “gemelli” di un polsino). Fino ad arrivare all’oggi, a una riedizione filologica ma aggiornata su temi di sostenibilità ormai imprescindibili, attraverso l’uso di fonti a led e di materiali come plastica e alluminio riciclati.

Qui l’idea pontiana di tradurre in espressione estetica la tecnica non poteva avere esemplificazione più calzante. 

Oggi le riedizioni di tutti questi classici d’archivio, riscoperti e riportati a nuova vita, sono da salutare come parte di un cammino che nasce da lontano. Perché, come sosteneva lo stesso Ponti in “Amate l’Architettura”, “la luce che un tempo era solo una fiamma e doveva essere isolata, a sé, per non bruciare, ora corre a dove noi vogliamo”.