NEW YORK – Il 111 west 57th in prossimità della luce celeste


Photo by Dronalist - Il 111 W57th Street, New York, 91piani, alto 435 metri, largo 18

Si è prepotentemente aggiunto alla skyline di New York l’ultima delle “pencil tower”, ovvero le torri-matita, la nuova generazione di grattacieli residenziali ultra sottili che stanno spuntando in giro per il mondo: il 111 west 57th  conosciuto anche come Steinway Tower

Alto 91 piani ma largo come una villetta, ha un’impossibile rapporto larghezza-per-altezza di soltanto 1:24, facendolo il grattacielo più sottile del mondo (e il secondo condominio residenziale più alto nell’emisfero occidentale). 

Una vera e propria meraviglia d’ingegneria e tecnologia, creato per alloggiare gli ultra-ricchi sempre più in prossimità della volta celeste, e sempre più lontano da noi comuni mortali. Infatti, la Steinway Tower contiene solo 46 appartamenti, uno per piano, mentre alcuni sono duplex; tutti comunque con prezzi inimmaginabili. Completato in queste ultime settimane, questo progetto ha una storia lunga 100 anni, e un pedigree veramente importante: 111west 57th street infatti è stato per quasi un secolo il prestigioso indirizzo del quartier generale e sala concerti della Steinway & Sons, la più famosa fabbrica di pianoforti del mondo. Conosciuta informalmente come Steinway Hall, ora è conglomerata al grattacielo, al quale fornisce un’entrata e lobby spettacolare. 

Photo by David Sundberg – Il 111 W57th Street, New York, la vista di Central Park

Fu costruita nel 1925 dagli architetti Warren & Wetmore, già famosi per la stupenda Grand Central Station, e come la stazione disegnata in stile Beaux Arts. Si dice che nella Steniway Hall si siano esibiti più virtuosi del pianoforte che nella vicinissima Carnegie Hall: grandi nomi come Gershwin, Rachmaninov, Rubinstein, Horowitz e tanti altri. 

Ma i tempi cambiano, anzi, si rovesciano completamente. Oggi la west 57th street, descritta da F.S. Fitzgerald come bohemien in “Belli e Dannati”, è soprannominata Billionaire’s Row, e cioè  la strada dei miliardari, grazie anche ad un paio di altre, discusse, “pencil towers”; e la Steinway Hall, così a lungo amata dai newyorkesi, ha trovato una nuova, scomoda, notorietà. Perché non si può negare che questo progetto non ha trovato molti consensi tra la gente del posto: la sua posizione e altezza hanno cambiato per sempre la skyline di New York, soprattutto le iconiche viste di Central Park. Forse un giorno ci si abituerà – dopotutto anche le beneamate Torri Gemelle furono contestate all’inizio – ma il fatto che questa “imposizione” su un’intera città sia costruita con il solo proposito di fornire un investimento di prestigio per un pugno di miliardari, di questi tempi è difficile da condividere.  

Detto questo, la bellezza del grattacielo è innegabile: disegnato dallo studio ShoP Architects, attinge allo spirito e stile architettonico della New York della Golden Age che si può ammirare nel quartiere, e nella squisita Steinway Hall in cui è genialmente incastonato – e in cui si trovano altri 14 appartamenti. Sfoggia battute d’arresto decisamente rétro, rivestimenti ondulati di sapore modernista che creano giochi di luce e ombre, materiali déco come il bronzo e la terracotta.

La struttura, un gioiello d’ingegneria strutturale, è stata costruita dagli esperti del gruppo WSP. E i numeri sono da capogiro: alto 435 metri e largo soltanto 18, per assicurarne la stabilità e minimizzare le oscillazioni causate dal vento – che per altro non manca a New York – è stato usato cemento che può sorreggere un carico di una tonnellata per metro quadrato, il più forte in esistenza, armato da quasi 20 mila chilometri di tondino d’acciaio. Sotto la corona decorativa che sovrasta il grattacielo, c’è una zavorra di 800 tonnellate. Il conto finale, sborsato da un trio d’imprenditori a dir poco visionari – JDS Development  Group, Property Markets Group e Spruce Capital Partners – sembra che sfiori i due miliardi di dollari, incluso il restauro della Steinway Hall.

Gli interni di entrambi gli edifici sono stati disegnati dallo studio Sofield di New York; raffinati, opulenti e curatissimi, rispecchiano lo stile anni ’20 della torre in versione uber-luxe. Bellissimi certi dettagli nettamente déco – fra tutti le meravigliose maniglie, forgiate in bronzo e risembranti la forma del grattacielo, e gli apparecchi d’illuminazione ad hoc.