CA’ SCARPA A TREVISO UN PROGETTO ARCHITETTONICO ILLUMINANTE


Cà Scarpa, treviso

A Treviso, nell’ ex monastero Ognissanti nato come ospedale all’inizio del Duecento, che include la Chiesa di Santa Maria Nova del 1390, nel corso del tempo ha subito diverse trasformazioni. Nel 1806, durante la dominazione napoleonica, la comunità delle monache benedettine di Santa Maria Nova fu incorporata a quelle di Santa Cristina e San Parisio, sempre a Treviso, mentre il monastero fu soppresso. 

Gli edifici furono successivamente trasformati prima in ospedale militare, poi in caserme di fanteria. Durante il Regno d’Italia, l’ex chiesa ospitò, dal 1920 al 1943, il 55° Reggimento fanteria “Brigata Marche”, conosciuto anche come “Reggimento di Treviso”, diventata in questi anni sede di un piccolo museo militare. Nel dopoguerra, a seguito dei bombardamenti, la chiesa divenne sede dell’Intendenza di Finanza. Negli anni Ottanta, lo spazio fu svuotato dalle sovrastrutture otto-novecentesche e recuperata nel suo apparato murario originario per ospitare la struttura metallica su tre piani di un nuovo “magazzino stampati”. Nel 2010, quando furono trasferiti gli uffici dell’Intendenza di Finanza, l’architettura fu abbandonata, fino all’acquisizione nel 2018 da parte di Edizione Property, attualmente inclusa della Fondazione Benetton.

Cà Scarpa, treviso
Photo ©Marco Zanna

Questa premessa storica dell’ex Chiesa Santa Maria Nova è necessaria per comprendere la tipologia del progetto di recupero architettonico -conservativo di Tobia Scarpa (1935), restauratore e designer figlio del maestro Carlo Scarpa, incentrato sul recupero delle parti originarie per ricucire il preesistente con assetti funzionali addottati nei diversi momenti storici; anch’essi carichi di significato. 

Dopo una totale ripulitura dell’edificio da interventi postumi che hanno modificato l’originale struttura della chiesa, Scarpa ha ridisegnato il suo interior con elementi essenziali, volti a mostrare lo spazio come opera d’arte, in cui la luce è una componente strutturante.

Cà Scarpa, treviso

Per comprendere a pieno il progetto architettonico, bisogna attraversare Cà Scarpa, in cui fa capolino una nuova scala realizzata in cemento e ferro che si snoda come un nastro sottile dal piano terra a quelli superiori; tutto è concepito per valorizzare la visuale dell’edificio a 360 gradi di uno spazio “dinamico”, ampio e funzionale. La scala, situata nella parte iniziale dell’ex chiesa è completata dai parapetti a sottili barre verticali, non invade ma ridisegna lo spazio e permette l’affaccio in qualsiasi punto e in particolare di osservare i capitelli “muti” delle due maestose colonne lapidee. Trascurando altri dettagli tecnici, è interessante la soluzione di concentrare la rete impiantistica di distribuzione che corre a soffitto e a parete, dichiaratamente a vista come se fosse una installazione di Arte minimalista. Attira l’attenzione la conformazione del volume absidale che ricalca lo spirito della struttura metallica esistente perché si configura come un elemento totalmente indipendente dalle murature storiche della chiesa. L’obiettivo del progetto di Scarpa è di valorizzare l’essenzialità spaziale dell’edificio, anche grazie a una illuminazione che conferisce leggerezza all’intera imponente struttura.

Cà Scarpa, treviso

La luce a led assume un ruolo fondamentale in questo spazio destinato ad ospitare mostre ed eventi culturali e “disegna” lo spazio una lampada studiata per le aree espositive, con caratteristiche illumino-tecniche differenti da quello delle classiche lampade a sorgente puntifome. Questo sistema, a sorgente lineare, imita l’effetto naturale che si verifica quando un oggetto viene illuminato dalla luce del sole, in cui la sensazione di benessere visivo è immediato. Ogni corpo illuminante è formato da due lampade che possono essere ruotate o “dimmerate” separatamente, al fine di garantire una vasta gamma di applicazioni. Una lampada a soffitto, a parete e a piantana e messa lì per irraggiare l’architettura, le opere, gli oggetti e i dettagli dell’architettura carica di storia e memoria di per sé. Al terzo piano, sottotetto, c’è una sala da 50 posti dotato di impianti per proiezioni e video conferenze, in cui fa capolino un sistema illuminante specifico, attraverso lampade configurate da lunghi tubi di legno luminosi incastonati tra le catene delle capriate, con la capacità di ruotare di 180 gradi e indirizzare il fascio di luce a piacimento, regolando manualmente l’inclinazione.

  • Cà Scarpa, treviso
  • Cà Scarpa, treviso

Vale il viaggio a Cà Scarpa, l’illuminazione della scala: un dettaglio davvero interessante per la sua originale configurazione, progettata da Tobia Scarpa come un’opera di Light Art che si espande da soffitto a terra. Spiccano in uno spazio ampio, funzionale e privo di orpelli decorativi inutili barre di luce, legno e piccoli dettagli a foglia d’oro che compongono forme aperte, vettori zizzaganti, simili ai bastoncini utilizzati nel gioco cinese Shangai o Mikado già noto nel XVI. L’architetto pluripremiato anche con il Compasso d’Oro e che ha sempre lavorato in coppia con la moglie Afra Bianchin, nel 1973 ha disegnato la lampada Papillona per Flos, una delle prime ad usare tecnologia alogena. Sono note della coppia le lampade Saturnina Galateo (per Fabbian) e Scandala (per Veas). Insuperabili architetti nell’arte del restauro di palazzi storici, tra gli altri spicca Palazzo della Ragione di Verona. Anche la Galleria delle Prigioni a Treviso – Fondazione Benetton Studi e Ricerche- che raccoglie il patrimonio unico della collezione Imago Mundi (progetto globale e non profit di arte contemporanea promosso da Luciano Benetton), conferma lo stile di Tobia Scarpa, capace di costruire intorno allo spazio ambienti da vivere che si rigenerano dal loro passato, dialogano con elementi architettonici preesistenti, la città e il territorio, dove si fa luce sul valore illuminante della cultura per abbattere la barriera tra conservazione e innovazione, nel segno di una raffinata eleganza formale che non invecchia.