IL NUOVO LIBRO A CURA DI GISELLA GELLINI
L’undicesima edizione di Light Art in Italy -Temporary Installations a cura dell’architetto Gisella Gellini, in collaborazione con la giornalista Clara Lovisetti, copre un arco temporale più lungo delle precedenti edizioni andando infatti a presentare opere da fine 2019 sino ai primi mesi del 2021. Dunque, un periodo molto più lungo perché il lockdown ha avuto particolari ricadute in tutto il settore degli eventi culturali, dai teatri ai concerti al cinema, fino all’arte con molte minori mostre e performance d’artista e installazioni nel nostro Paese e in Europa.
L’amica e architetta Gisella Gellini, per sopperire a una rassegna meno ricca a causa dell’emergenza sanitaria ha così deciso per questa XI edizione di ampliare i contenuti (presentazione dell’artista e alcune immagini delle loro opere, nda) chiedendo a curatori e artisti della Light Art di raccontare come avessero vissuto questo particolare e lungo e difficile periodo personale e artistico. Emblematico in tal senso la Biennale Light Art di Mantova, curata da Vittorio Erlindo sul tema Elogio della luce tra destrutturazione e ricostruzione degli spazi, con una sezione dedicata alla Black Light Art affidata alla stessa Gellini, con la collaborazione di Fabio Agrifoglio e Gaetano Corica, con un andamento altalenante dovuto al susseguirsi di aperture e chiusure. Un lungo periodo difficile per tutti.

Nel libro troviamo le testimonianze di una decina di artisti, spiega Gellini, che “nella loro pratica approcciano con diverse metodologie il medium espressivo luce e che, di conseguenza, hanno risentito in modi altrettanti diversi dello stop forzato all’attività artistica in presenza di pubblico o che hanno dovuto inventarsi modalità di fruizione differenti”. Come Diego Labonia per l’RGB Light Experience di Roma, che aveva pensato a una “mostra itinerante cui assistere direttamente da casa propria, affacciandosi, trovandosi di passaggio o in diretta streaming”.
Altra testimonianza riguardo un evento urbano di Light Art comunque andato in scena ma con maggiori difficoltà dal 22 al 30 settembre scorso, è quella di Bianca Tresoldi, organizzatrice del Light Festival Lago Maggiore di Lesa giunto alla terza edizione. Che scrive: “Il Festival è stato pensato per diventare un’eccellenza per la valorizzazione dell’intero Lago Maggiore, non solo per il borgo di Lesa”. A questa idea culturale e turistica, si è aggiunto l’obiettivo di diventare anche volano di opportunità per i giovani, cioè momento anche di formazione professionale che attraverso l’esperienza del Festival potrebbero stringere rapporti di lavoro con il mondo a cui è collegato: artisti, studi di design, di architettura, di eventi, aziende di illuminazione, riviste, associazioni, ecc.

Nel libro intervengono con le loro vissute testimonianze diversi artisti, come Federica Marangoni ( grande artista alla quale LUCE dedica sul prossimo n.338 un accurato articolo a cura della storica e critica d’arte Jacqueline Ceresoli), da Carlo Bernardini a Nino Alfieri, a Sebastiano Romano che scrive che il lungo periodo che forse abbiamo lasciato alle spalle “ci fa riflettere sul presente e ci spinge a reinventare il futuro”; e a memoria i nomi di Alessandro Lupi, Vincenzo Marsiglia, Alfredo Pirri e altri.
Presenti con le loro opere e installazioni, oltre ai nomi citati, il raffinato “ricercatore” Marco Brianza (LUCEn.337: “Visioni algoritmiche di Marco Briana”); Chiara Dynys con la sua opera di luce proiettata sulle pareti della Rimessa della Carozza a Villa Panza; il bravo Nicola Evangelisti che con Big Bang Soace Structure nel 2002 entrava a far parte della Targetti Ligh Art Collection; Sergio Limonta, Donatella Schilirò, Pietro Pirelli. Segnaliamo Cristiana Fioretti le cui opere, ci spiega “spostano l’orizzonte visivo del cielo alle profondità del mare”, quel mare all’orizzonte di Mentone che innonda di luce i suoi paesaggi sottomarini, che evocano moti di cuore e della mente; le opere di Eleonora Roaro, di Petra Polli di cui ricordiamo la recente Triade di installazioni a Bressanone.
Presenti grandi maestri italiani della Light Art come Paolo Scirpa e Fabrizio Plessi, e il più giovane Massimo Uberti, e le più giovani artiste internazionali come Grazia Toderi con la sua grande installazione Moon F-Light a Palazzo Vecchio, Firenze, e la bellissima Marinella Senatore di cui ricordiamo l’installazione We Rise by Lifting Others, (Ci eleviamo sollevando gli altri), nel cortile dello storico Palazzo Strozzi, Firenze.

Un’esperienza, questo lungo stop forzato ad installazioni e mostre, aggiunge Gisella Gellini, “che ci ha fatto capire la necessità di trovare altri equilibri, offrendo lo spunto per una riflessione sul ruolo che potrebbe giocare la Light Art in un cambiamento di paradigma di vita nelle nostre città, che ci sono apparse nella loro nudità, con strade dello shopping e luoghi della movida deserti, simili a palcoscenici in attesa di essere illuminati da luci d’artista per mettere in scena lo spettacolo della vita”. E questa XI edizione dell’annuario edito da Maggioli è coraggiosa testimonianza della rinnovata volontà di riprendere a vivere l’arte, la Light art, i suoi “segni” di luce negli spazi urbani, di cui scrive Gellini “ho sentito il bisogno essenziale proprio quando mi è venuta a mancare”.
Di alcuni di questi artisti presenti nel libro di Gisella Gellini la nostra rivista LUCE ha raccontato negli anni il lavoro artistico, la creatività, l’incanto delle loro opere e installazioni in cui la luce è sempre protagonista. Quella luce artificiale che nell’arte, “è metafora, simbolo, concetto visibile dell’invisibile” e che comprende, come spiega Jacqueline Ceresoli, “i concetti di miracolo ‘laico’ della modernità e di progresso tecnologico, con specifiche premesse di reversibilità che questa materia dell’effimero, fluida e ambivalente, include.” Ecco perché consigliamo agli appassionati d’arte oltre al libro di Gisella Gellini anche la lettura della rubrica Light Art su LUCE e Luceweb.eu, che è stata per noi una ottima fonte di curiosità, approfondimenti o svelamenti.
Riprendiamo allora, dopo tanto tempo chiusi nelle nostre case. l’importante cammino nell’arte, tutti assieme superando le ombre che ancora un po’ vediamo davanti a noi, ricordandoci di Walter Whitman (ricordate la sua poesia O capitano! Mio capitano), che scriveva: “Tieni il viso rivolto sempre verso la luce e le ombre cadranno dietro di te”.