Oggi 18 novembre 2021 segna il 130° anniversario della nascita di Gio Ponti.
In occasione di questa ricorrenza, il Gruppo Molteni dedica al grande Maestro una serie di iniziative che coinvolgono i Flagship Store, i siti web, i canali social e un partner unico come l’editore Taschen. Durante il mese di novembre le vetrine dei Molteni&C|Dada Flagship Store di Londra, Parigi e New York ospiteranno l’importante volume dedicato al maestro e realizzato da Taschen in collaborazione con l’Archivio Gio Ponti grazie al quale i lettori potranno vivere la visione sconfinata di uno dei più grandi architetti, designer e art director del XX secolo. E a partire dal 18 novembre e per i tre giorni successivi il documentario AMARE GIO PONTI, a cura di Francesca Molteni e tributo al maestro, sarà visibile in esclusiva su Molteni.it

AMARE GIO PONTI nasce dal materiale storico messo a disposizione da fonti iconografiche come l’Archivio Gio Ponti, gli eredi Ponti e le Teche RAI. Comprende un’intervista a Gio Ponti nello studio milanese di via Dezza 49, Casa Ponti (1956-1957)progetto Studio Ponti Fornaroli Rosselli, dove abitò all’ottavo piano, che ci restituisce un quadro dei suoi tanti progetti architettonici e dei suoi arredi personalizzati: da Villa Planchart ( 1953-1957) Caracas, Venezuela, a Palazzo Montecatini (1938), fino moderno grattacielo Pirelli a Milano (1955-1961) summa tra arte e tecnica, o l’Hotel Parco dei Principi a Sorrento (1962). Senza dimenticare le sue scenografie e costumi per Pulcinella di Stravinsky al Teatro dell’Arte, Milano e per il balletto Festa Romantica di Piccoli al Teatro La Scala; la fondazione di Domus e la sua quasi ininterrotta direzione dal 1928 al 1940, e dal 1948 fino al 1979. E il suo ultimo lascito in Italia: la Concattedrale Gran Madre di Dio a Taranto (1970), ancor oggi in uno stato di incuria?

Scrivo questo perché l’anno scorso su Venewe in occasione della mostra Sacrée Lumiere! Gio Ponti ‘55-‘71alla Fondation Wilmotte Venezia, nell’articolo di Paolo Lucchetta sulla mostra, Paolo Romanelli, raffinato critico d’architettura e design a Domus e dal 1995 ad Abitare.-che ci ha lasciato lo scorso 10 febbraio,- diceva: “Ponti sapeva che sarebbe stato ricordato per il grattacielo Pirelli a Milano, ma sperava in realtà di passare alla storia per la Concattedrale, che è stata la sua ultima architettura. Bisognerebbe fare qualcosa non solo per ripulirla dal degrado in cui versa e per un restauro filologico, ma anche per garantire la conoscenza di questo bene, anzitutto ai tarantini”.
Quelli di Ponti sono progetti architettonici, oggetti, o forse poesia, in cui la libertà del suo design regnava sovrana, perché aveva sempre amato disegnare qualsiasi cosa, dall’edificio ai relativi arredi e finiture. Una sua frase celebre era: “Dove c’è architettura, c’è Italia. Essere conservatori italiani in architettura significa solo conservare l’antica energia italiana di trasformarsi continuamente”.
AMARE GIO PONTI è il primo documentario dedicato al grande maestro, con testimonianze dirette dei suoi eredi – i figli Lisa, Letizia e Giulio e i nipoti Salvatore Licitra e Paolo Rosselli – e interviste a figure importanti come Vittorio Gregotti, Fulvio Irace, Enzo Mari, Giovanna e Maria Grazia Mazzocchi, Alessandro Mendini, Nanda Vigo e Bob Wilson. Il documentario presenta anche un’intervista esclusiva all’editore Benedikt Taschen, estimatore e collezionista di Ponti.

Per approfondimenti su Gio Ponti gli articoli su LUCE
Ponti e WIlmotte a Parigi, LUCE n°326, dicembre 2018
e
Il mondo secondo Ponti. La vita e le opere di uno dei maggiori architetti e designer del xx secolo Luceweb, maggio 2021
Per vedere “AMARE GIO PONTI” a cura di Francesca Molteni dal 18 novembre e per i tre giorni successivi :
REGISTRATI PER VEDERE IL DOCUMENTARIO