Davide Groppi stupisce nuovamente con un’inedita riflessione sul mondo dell’illuminazione, in equilibrio tra arte e tecnologia. Ispirato dai grandi Maestri del ‘900, Davide in persona si è ri-avvicinato alla tecnica del ready made – con cui aveva iniziato a creare negli Anni ‘80, ancora ragazzo, i primi prototipi nel suo piccolo laboratorio di Piacenza – dando vita alle installazioni della mostra Buio. Utopie di luce, visitabile presso lo Spazio Esperienze di Milano, in via Medici 13, fino al 10 settembre.
Dichiara Groppi: “Ho trattato la luce partendo dalla sua negazione. Il visitatore viene accolto nell’oscurità e condotto attraverso un labirinto. La luce artificiale si manifesta in modo inedito, gioioso, stupefacente, come se fosse la prima volta. Le creazioni appaiono come bagliori lontani nelle tenebre, esili presenze nel buio più assoluto. Sono lavori di libera fantasia, negazioni della funzionalità e della razionalità, contraddizioni, allegorie, utopie. Artisti, poeti e musicisti hanno influenzato il mio percorso di inventore di lampade”.
I prototipi, tutti pezzi unici assemblati a mano, sono omaggi a grandi artisti e ideali prosecuzioni delle loro poetiche, ma al contempo utopie, future possibili (e impossibili) creazioni.
Il viaggio inizia con Ceci n’est pas une ampoule, che guarda a René Magritte e al Surrealismo, riflettendo sul tema rappresentazione-realtà. Almost Blue è una diapositiva da 35 mm – un medium già usato da Davide Groppi nelle proposte più sperimentali a catalogo – che incornicia il particolare blu di Yves Klein, Silenzio. 4’ 33” è una luce che sembra sospesa nel vuoto e celebra la genialità di John Cage, Notte Africana è una piccola struttura che ricorda i grandi interventi di Fausto Melotti. Emozionanti gli omaggi a grandi progettisti: Millepiedi, aggregazione di parti elettriche che guarda alla genialità di Achille Castiglioni, e Fireflies “…utopia dedicata a Ingo Maurer con cui ho cercato di animare l’immaginario celebrando tutta la sua poetica leggerezza”.
Le nuove installazioni di Davide Groppi vanno scoperte con gli occhi di un bambino perché, come chiosa il progettista “Fare luce, talvolta, è solo racconto. Alla fine, non è ancora buio”.