La Biennale Architettura 2021: mai come oggi c’è necessità di Architettura


How will we live together?
Padiglione Centrale (Photo by Andrea Avezzu, Courtesy of La Biennale di Venezia)

Dal titolo How will we live together?, la 17. Mostra Internazionale di Architettura, a cura di Hashim Sarkis sarà aperta al pubblico da sabato 22 maggio a domenica 21 novembre 2021 ai Giardini, all’Arsenale e a Forte Marghera.

Hashim Sarkis è architetto, docente e ricercatore. Titolare di Hashim Sarkis Studios (HSS), fondato nel 1998 e con sedi a Boston e Beirut, dal 2015 presiede la School of Architecture and Planning del Massachussetts Institute of Technology (MIT). Prima di questo incarico è stato Aga Khan Professor di Architettura del Paesaggio e Urbanistica alla Harvard University. Ha inoltre insegnato alla Rhode Island School of Design, alla Yale University, all’American University di Beirut e al Metropolis Program di Barcellona.

Hashim Sarkis
Photo by Jacopo Salvi, Courtesy La Biennale di Venezia

How will we live together?

Il tema e titolo di questa 17. Biennale di Architettura, ha spiegato Hashim Sarkis, è allo stesso tempo un titolo e una domanda aperta.
“Chiediamo agli architetti di immaginare spazi in cui possiamo vivere generosamente insieme: insieme come esseri umani che, nonostante l’individualità crescente, desiderano ardentemente connettersi tra loro e con altre specie attraverso lo spazio digitale e reale; insieme come nuovi nuclei familiari alla ricerca di spazi abitativi più diversificati e dignitosi; insieme come comunità emergenti che reclamano equità, inclusione e identità spaziale; insieme oltre i confini politici, per immaginare nuove geografie di associazione; insieme come pianeta che sta affrontando crisi che esigono un’azione globale affinché tutti noi continuiamo a vivere”.

Scomponendo il titolo:
How, come;
Will, il tempo, lo sguardo futuro e la ricerca di una visione;
We, prima persona plurale e quindi inclusiva di altri popoli;
Live, non solo esistere ma fiorire, abitare ed esprimere la vita;
Together, implica spazi comuni, valori universali, evidenziando l’architettura come forma di espressione collettiva.

Per Sarkis una domanda aperta, non retorica, che cerca molte risposte e che celebra la pluralità dei valori in e attraverso l’architettura.
“Ogni generazione si sente costretta a porre questa domanda e a rispondere in un suo modo proprio. Oggi, a differenza delle precedenti generazioni guidate ideologicamente, … la pluralità̀ delle fonti e la diversatà delle risposte non farà̀ che arricchire la nostra convivenza, non ostacolarla”.
Nel contesto di questa Biennale, “poniamo questa domanda agli architetti perché crediamo che abbiano la capacità di dare risposte più̀ stimolanti di quelle che la politica ha finora offerto in gran parte del mondo. La poniamo agli architetti perché́ hanno la grande abilità di attirare diversi attori ed esperti nel processo di progettazione e costruzione. La poniamo agli architetti perché, come architetti, ci preoccupiamo di dare forma agli spazi in cui le persone vivono insieme e perché spesso immaginiamo questi ambienti in modo diverso dalle norme sociali che li dettano.
Si spera che la domanda continui a spingerci fiduciosamente in avanti e, così facendo, a costruire sull’ottimismo che guida l’architettura e gli architetti. La nostra professione ha il compito di progettare spazi migliori per una vita migliore. La nostra sfida non è essere ottimisti o meno, in questo senso non abbiamo scelta. Piuttosto è sapere come siamo riusciti a condurre gli abitanti a una vita migliore attraverso le ‘immagini dialettiche’ che produciamo con l’architettura”.

Con riferimenti ad Aristotele, Rousseau e Rawls, spiega che è molto difficile immaginare una società̀ con i suoi cittadini che si riuniscono senza gli spazi da essi occupati, e quando questo avviene, questo spazio (la “città”) contribuisce a rendere possibile il contratto sociale, che è anche un nuovo contratto spaziale. Lo spiega con un esempio metafora della nostra vita quotidiana: “Cinque persone entrano in una stanza in cui ci sono solo quattro sedie. Chi si siede e dove? Possono fare il ‘gioco delle sedie’. E questo è un contratto spaziale. Possono anche allineare le sedie per formare una panchina che le possa accomodare tutte. Questo è un altro. Una città decide di costruire una nuova metropolitana: quali parti collega e quali tralascia? Potrebbero esserci problemi economici, rivalità politiche e fattori tecnologici che guidano queste decisioni, ma in qualche modo la disposizione del sistema della metropolitana prevale e diventa un modo in cui una porzione più ampia della popolazione si connette al di sopra e al di là della politica che lega o divide.
La politica e le politiche stabiliscono i termini e i processi per la vita collettiva, ma le persone si riuniscono nello spazio e lo spazio contribuisce a plasmare e trasformare il contratto sociale stabilito”.

Con un forte messaggio al mondo dell’architettura: “Non possiamo più aspettare che i politici propongano un percorso verso un futuro migliore, attraverso l’architettura possiamo offrire modi alternativi di vivere insieme”. Guardandoci un po’ attorno, in molte piccole e grandi città anche del nostro paese, forse queste parole potranno diventare utili riflessioni e pentimenti per molti architetti.

La Mostra comprende opere di 112 partecipanti provenienti da 46 Paesi, con una maggiore rappresentanza da Africa, America Latina e Asia e con uguale rappresentanza di uomini e donne. Cinque le aree tematiche, tre allestite all’Arsenale e due al Padiglione Centrale: Among Diverse BeingsAs New HouseholdsAs Emerging CommunitiesAcross Borders e As One Planet.

Questa edizione comprende anche una serie di partecipazioni fuori concorso, come Stations + Co-Habitats, ricerche sulle cinque “scale” (temi, ndr) e relativi casi studio sviluppate da ricercatori provenienti dalle università di tutto il mondo (Architectural Association, American University of Beirut, The Bartlett, Columbia University, The Cooper Union, ETH Zürich, Ethiopian Institute of Architecture, Building Construction and City Development EiABC, ETSAM – Escuela Técnica Superior de Arquitectura de Madrid, Harvard University, Hong Kong University, Università Iuav di Venezia , KIT Karlsruhe, KU Leuven, Rice University e il Venice Lab, un consorzio di gruppi di ricerca del MIT).

O come la partecipazione speciale dell’artista israeliana Michal Rovner al Padiglione Centrale o il progetto speciale di Studio Other Spaces, rappresentato da Olafur Eliasson e Sebastian Behmann, che presenta UN Assembly for the Future, con i contributi di tutti partecipanti. O ancora, un’istallazione esterna ai Giardini dedicata al tema dello sport e un evento speciale della Vuslat Foundation che propone una installazione dell’artista Giuseppe Penone in Arsenale.

Sono 63 le partecipazioni nazionali che animeranno i Padiglioni ai Giardini, all’Arsenale e nella città, con 4 paesi presenti per la prima volta: Grenada, Iraq, Uzbekistan e Repubblica dell’Azerbaijan. Il Padiglione Italia alle Tese delle Vergini in Arsenale è a cura di Alessandro Melis.

Meetings on Architecture

Molti gli eventi collaterali (17) ammessi dal Curatore e promossi da enti e istituzioni nazionali e internazionali e organizzati in diverse sedi della città di Venezia. I Meetings integrano il programma della Biennale con conferenze e incontri che vedono coinvolti architetti e studiosi di tutto il mondo, che cercheranno di rispondere alla domanda How will we live together?, in una serie di dialoghi sulle nuove sfide che il cambiamento climatico pone all’architettura, sul ruolo dello spazio pubblico nelle recenti rivolte urbane, sulle nuove tecniche di ricostruzione e le forme mutevoli dell’edilizia collettiva, sull’architettura dell’educazione e l’educazione dell’architetto, sul rapporto tra curatela e architettura.

Progetto Speciale al Padiglione delle Arti Applicate 

La Biennale di Venezia e il Victoria and Albert Museum di Londra presentano Three British Mosques, esposizione in risposta al tema How will we live together? proposto dall’architetto libanese Hashim Sarkis, che esplorerà il multiculturalismo contemporaneo attraverso la presentazione di tre spazi adibiti a moschee nella città di Londra.

Leone d’Oro speciale a Lina Bo Bardi

Se esiste un architetto che meglio di ogni altro rappresenta il tema della Biennale Architettura 2021 questa è Lina Bo Bardi, a cui sarà attribuito il Leone d’Oro speciale alla memoria di questa edizione. Ricorda Sarkis: “La sua carriera di progettista, editor, curatrice e attivista ci ricorda il ruolo dell’architetto come coordinatore (convener) nonché, aspetto importante, come creatore di visioni collettive. Lina Bo Bardi incarna inoltre la tenacia dell’architetto in tempi difficili, siano essi caratterizzati da guerre, conflitti politici o immigrazione, e la sua capacità di conservare creatività, generosità e ottimismo in ogni circostanza”.

Lina Bo Bardi al SESC Pompéia Auditorium, São Paulo
Photo by Bob Wolfenson – Courtesy Instituto Bardi / Casa de Vidro

Biennale sessions, il progetto per le università

La Biennale dedica anche quest’anno il progetto Biennale Sessions alle Università, alle Accademie e agli Istituti di Formazione Superiore. L’obiettivo è quello di offrire una facilitazione a visite di tre giorni da loro organizzate per gruppi di almeno 50 tra studenti e docenti, con assistenza all’organizzazione del viaggio e soggiorno e la possibilità di organizzare seminari in luoghi di mostra offerti gratuitamente.
Nel progetto sono stati finora coinvolte 79 Istituzioni, di cui 26 italiane e 53 straniere (35 europee e 18 extraeuropee).

Progetto Educational

Nel corso dell’ultimo decennio La Biennale ha dato crescente importanza all’attività formativa, sviluppando un forte impegno nelle attività “Educational” verso il pubblico delle Mostre, le università, i giovani e i ragazzi delle scuole di ogni ordine e grado. Nella Biennale Architettura 2018 e nella Biennale Arte 2019 sono stati complessivamente 114.672 i soggetti coinvolti, di cui 68.205 i giovani partecipanti alle attività Educational. Anche per il 2021 è prevista una generosa offerta che si rivolge a singoli e gruppi di studenti, bambini, adulti, famiglie, professionisti, aziende e università. Tutte le iniziative puntano al coinvolgimento attivo dei partecipanti e sono condotte da operatori selezionati e formati dalla Biennale, suddivisi in Percorsi Guidati e Attività di Laboratorio.

Per maggiori informazioni visita il sito www.labiennale.org