L’illuminazione intelligente significa non solo una gestione orienta all’efficienza energetica, basata sul continuo monitoraggio dell’ambiente e non su schemi di accensione predefiniti, ma anche l’interconnessione con altri sistemi e servizi, per il miglioramento della vita e della mobilità dei cittadini.
In questo senso la rete dell’illuminazione pubblica diventa una piattaforma di raccolta e all’interscambio di dati. Oggi la pubblica illuminazione diventa attore delprocesso di raccolta dati a supporto di servizi come la sorveglianza, la gestione del traffico e il monitoraggio ambientale, ed è un elemento chiave per la realizzazione di infrastrutture di comunicazione avanzate. Questo scenario comporta ilcoinvolgimento di diverse competenze e lo sviluppo di nuove figure professionali, l’acquisizione di piattaforme tecnologiche, una revisione degli attuali interventi di aggiornamento e manutenzione, in un contesto tecnologico che evolve rapidamente, ma che spesso è frenato da situazioni contingenti quali la presenza di impianti obsoleti e la mancanza di risorse economiche.
Abbiamo domandato, con quattro quesiti, alle più importanti società che erogano servizi per l’illuminazione sul territorio italiano qual è il loro punto di vista e come stanno affrontando questi cambiamenti.

Armando Fiumara
Enel X, Head of Marketing B2G
Il fatto che la pubblica illuminazione non possa più essere considerata a sé stante ma, al di là degli aspetti squisitamente illuminotecnici, un servizio strettamente interconnesso ad altri servizi può portare a delle criticità o conflitti nelle interazioni tra i diversi sistemi?L’illuminazione pubblica si presta allo sviluppo di servizi alla cittadinanza perché è realizzata attraverso un’infrastruttura già presente in ogni angolo cittadino e che percorre l’intera viabilità delle nostre città. Intervenire su di essa significa quindi poter raggiungere potenzialmente tutti i cittadini con nuovi servizi sfruttando un’infrastruttura pre-esistente, senza dover effettuare ulteriori grandi investimenti. Al palo della luce possono essere installate telecamere per la videosorveglianza o la più evoluta video analisi, centraline per il monitoraggio dei dati ambientali, punti di ricarica per i veicoli elettrici, dispositivi per le reti di telecomunicazione a banda larga e molti altri sensori. La video analisi, ad esempio, consente di monitorare l’andamento del traffico stradale avvisando le autorità in caso di rilevamento di infrazioni, o monitorare i flussi pedonali e rilevare eventi imprevisti. Il sistema può inoltre automaticamente gestire i semafori per ottimizzare il traffico veicolare e regolare il flusso luminoso al fine di garantire sempre il massimo livello di sicurezza ed efficienza.
Lo sviluppo dell’illuminazione intelligente comporta da un lato il coinvolgimento di nuove figure professionali con competenze differenti da quelle tradizionalmente utilizzate, dall’altro la necessità di aggiornamento da parte di coloro che sono già operanti nel settore. Come si sta affrontando questa necessità? Quali problemi possono sorgere?
Progettisti illuminotecnici, ingegneri elettrici e tecnici installatori devono essere affiancati da sviluppatori di software, esperti di sistemi informatici e di telecomunicazioni per poter realizzare un ecosistema veramente intelligente, in grado di generare un’illuminazione di qualità, il massimo risparmio energetico e una perfetta integrazione dei diversi sistemi. Il nostro sistema scolastico e universitario sta investendo molto nella formazione di queste nuove figure professionali e ci mette a disposizione professionisti altamente qualificati in questi settori.
Come cambia la manutenzione per un sistema intelligente? Al di là della manutenzione “hardware”, come si affronta la manutenzione “software”? Può un eventuale malfunzionamento nella gestione dati mettere in ginocchio l’intero sistema?
Nei servizi “smart” la manutenzione del software è articolata su due livelli. Il primo riguarda la garanzia di funzionamento dello stesso, con l’obiettivo di rendere accessibili diversi software su piattaforme in cloud. Il problema principale è dover assicurare la continuità del servizio di tali piattaforme in funzione della mole di traffico dati. Il secondo livello è relativo alla connettività tra i dispositivi e il sistema di supervisione un problema che attiene al rapporto contrattuale con l’operatore telefonico che eroga il servizio di comunicazione. Una corretta manutenzione, oltre a essere gestita attraverso personale altamente qualificato, deve essere realizzata in fase di progettazione, con architetture in grado di limitare l’impatto dei malfunzionamenti.
Quali sono, a suo avviso, i punti di forza e di debolezza nella realizzazione di sistemi di pubblica illuminazione intelligenti a partire da quelli già esistenti sul nostro territorio?
Come detto, il fatto che l’infrastruttura di illuminazione pubblica sia straordinariamente capillare costituisce una grandissima opportunità, in quanto consente alle città di non dover realizzare grandi opere infrastrutturali. Tuttavia, da diversi anni ormai il settore pubblico prevede il finanziamento di queste opere con capitale privato che si remunera attraverso il risparmio energetico, e, quando ci si trova a intervenire su un’infrastruttura vetusta, si rendono assolutamente necessarie opere di messa a norma al fine di garantire la massima sicurezza degli impianti. Interventi di questo tipo sono “improduttivi” in termini di efficienza energetica e abilitazione di nuovi servizi. Per questo motivo, limitano l’opportunità di riduzione della spesa corrente per la Pubblica Amministrazione.

Matteo Seraceni
HERA Luce, Responsabile Ufficio Ingegneria
e Innovazione
Il fatto che la pubblica illuminazione non possa più essere considerata a sé stante ma, al di là degli aspetti squisitamente illuminotecnici, un servizio strettamente interconnesso ad altri servizi può portare a delle criticità o conflitti nelle interazioni tra i diversi sistemi?
Da sempre Hera Luce ha considerato l’illuminazione come parte di un ecosistema di servizi più ampio. Quindi la domanda dovrebbe essere: “perché non è stato ancora fatto?” Le criticità ci saranno fino a che “smart” sarà sinonimo di una vetrina politica fine a sé stessa o di vendor lock-in da parte delle aziende del settore. Volendo essere rigorosi, oggi abbiamo città “digitali” ma non “smart”: tecnologie digitali, veloci, connesse sono in grado di aumentare la qualità dei servizi e offrono un accesso diffuso alle informazioni. Ma sono compresse in “silos” verticali e non sempre garantiscono un benessere diffuso, un minor consumo di risorse, una maggiore sostenibilità. Per questo “smart” a nostro avviso è troppo poco e preferiamo parlare di “circular smart city”, ovvero una città resiliente, rigenerativa, inclusiva, che interpreta il proprio ruolo sulla base degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’agenda ONU. Vogliamo generare valore economico per l’azienda e, allo stesso tempo, produrre un impatto positivo su società e ambiente, attraverso tre driver: sostenibilità – intesa come uso intelligente dell’energia e uso efficiente delle risorse; sicurezza – attuata aumentando la resilienza ai cambiamenti climatici e garantendo la continuità dei servizi; smartness – vista però come un mezzo, non come un fine.
Lo sviluppo dell’illuminazione intelligente comporta da un lato il coinvolgimento di nuove figure professionali con competenze differenti da quelle tradizionalmente utilizzate, dall’altro la necessità di aggiornamento da parte di coloro che sono già operanti nel settore. Come si sta affrontando questa necessità? Quali problemi possono sorgere? Un’azienda che non si rinnova, che non coltiva nuove capacità, che non utilizza al meglio gli strumenti tecnologici, è destinata al fallimento in breve tempo. Lo stesso vale per le persone: l’aggiornamento dovrà essere una costante del nostro lavoro e non risparmierà nessuno.

Come cambia la manutenzione per un sistema intelligente? Al di là della manutenzione “hardware”, come si affronta la manutenzione “software”? Può un eventuale malfunzionamento nella gestione dati mettere in ginocchio l’intero sistema?
Più “tecnologia” risiede all’interno di un impianto e più questo necessita di cura e specializzazione. Un tempo gli impianti erano come le vecchie
luci dell’albero di Natale: un sistema semplice, auto-sezionante, di facile manutenzione. Oggi abbiamo componenti elettroniche sofisticate, per certi versi più fragili, cui si aggiungono sistemi software più o meno elaborati: la catena dei possibili malfunzionamenti si è allungata. La gestione non è un problema fino a che si è disposti a destinare le giuste risorse in rapporto alla complessità del sistema. In caso contrario, o si rinuncia a sistemi avanzati, o si rinuncia alla corretta manutenzione: in nessuno dei due casi si persegue il bene dei cittadini.
Quali sono, a suo avviso, i punti di forza e di debolezza nella realizzazione di sistemi di pubblica illuminazione intelligenti a partire da quelli già esistenti sul nostro territorio?
In Italia, salvo pochi casi, gli impianti di illuminazione sono vetusti, poco efficienti e spesso carenti dal punto di vista normativo. Occorre pertanto ri-progettare l’intero sistema se si vogliono ottenere risultati soddisfacenti. Non a caso i Criteri Ambientali Minimi per i servizi di illuminazione pubblica prevedono una serie di step successivi e vincolanti: al primo posto c’è un rilievo puntuale dell’impianto, poi gli interventi di adeguamento normativo, e solo come terzo step viene il risparmio energetico. I servizi a valore aggiunto vengono alla fine, a compimento di un intervento globale di riqualificazione. Altrimenti sarebbe come voler installare un sistema di guida autonoma su un’auto con le ruote sgonfie.

Dante Cariboni
Cariboni Group, Amministratore Delegato
Il fatto che la pubblica illuminazione non possa più essere considerata a sé stante ma, al di là degli aspetti squisitamente illuminotecnici, un servizio strettamente interconnesso ad altri servizi può portare a delle criticità o conflitti nelle interazioni tra i diversi sistemi?
Gli apparecchi di illuminazione, oltre a sistemi di connettività, accoglieranno sempre di più molteplici sensori, in grado di raccogliere informazioni di vario genere. Questo cambia il paradigma del prodotto di illuminazione, che diventa terreno di convergenza di expertise diverse, le quali devono collaborare per creare un nuovo e diverso contenuto tecnologico, dando maggior valore al dispositivo d’illuminazione. Apre inoltre le porte al delicato problema della gestione della privacy e della sicurezza dei dati raccolti, sollevando interrogativi quali “chi analizza i dati?” e “le persone incaricate dell’analisi hanno le competenze per farlo?”. È fondamentale individuare chi può analizzare questi dati per definire la conseguente strategia operativa e capire se le PA dispongono di tecnici aggiornati e competenti per implementare azioni mirate.
Lo sviluppo dell’illuminazione intelligente comporta da un lato il coinvolgimento di nuove figure professionali con competenze differenti da quelle tradizionalmente utilizzate, dall’altro la necessità di aggiornamento da parte di coloro che sono già operanti nel settore. Come si sta affrontando questa necessità? Quali problemi possono sorgere? Il punto fondamentale è saper far rete con chi possiede professionalità e competenze specifiche. Le singole organizzazioni non sono in grado di sviluppare da sole le complesse risorse e conoscenze richieste e devono collaborare con partner esterni per sfruttarne il know-how. Lo sviluppo dell’illuminazione intelligente dipende dunque dalla capacità di far filiera in un contesto di interoperabilità, arrivando a offrire delle risposte concrete ai bisogni dei clienti. Abbiamo creato da ormai tre anni un team di lavoro interno specializzato in IoT, che attua un lavoro di ricerca e di costante aggiornamento sugli sviluppi tecnologici e normativi, intervenendo operativamente nei progetti che sviluppiamo in ottica smart city. Abbiamo inoltre lavorato per rendere compatibili i nostri sistemi d’illuminazione con vari sensori e cercato di integrare all’interno degli apparecchi tutte le componenti necessarie per poter raccogliere e trasmettere i dati. Il risultato è il Cariboni Smart Lighting System (SLS), la soluzione per l’integrazione di sensori avanzati e dell’infrastruttura di comunicazione all’illuminazione pubblica, che trasforma i corpi illuminanti in “data collectors”.
Per semplificare l’aggiunta di nuove funzionalità intelligenti sui sistemi di illuminazione urbana, sono disponibili nel nostro catalogo i prodotti con l’attacco Zhaga 18 e l’integrazione di hardware e firmware necessari per la connettività wireless e quindi per l’invio dei dati.
Come cambia la manutenzione per un sistema intelligente? Al di là della manutenzione “hardware”, come si affronta la manutenzione “software”? Può un eventuale malfunzionamento nella gestione dati mettere in ginocchio l’intero sistema?
Tutti i software proposti nell’ambito smart lighting sono in grado di rilevare e gestire in maniera efficace eventuali fallimenti degli apparecchi e di coordinare attraverso regole automatiche la manutenzione dei guasti, indirizzando la segnalazione ai gruppi deputati all’intervento. I firmware della maggior parte delle piattaforme, inoltre, sono aggiornabili mediante la comunicazione wireless (OTA), consentendo al sistema di essere sempre aggiornato e in linea con le esigenze di gestione e sicurezza. Lo sperimentiamo con i nostri cellulari, per i quali sono messi regolarmente a disposizione aggiornamenti del sistema operativo e di sicurezza. Molti sistemi sono poi in grado di memorizzare all’interno del nodo più versioni di firmware per gestire eventuali necessità di recovery. Un aspetto fondamentale è quindi chiaramente rappresentato dalla sicurezza del sistema, che deve essere progettata per garantire di preservare l’integrità del canale di comunicazione e del software. Molti sistemi sono opportunamente studiati per avere embedded software di criptazione del dato e dei nodi di comunicazione per garantirne la sicurezza.
La stessa tecnologia si sta sviluppando in questa direzione, per cui, da un lato, molti chipmaker stanno rendendo disponibili sistemi integrati già a livello hardware, dove criptazione e comunicazione sono congiunte, dall’altro, le modalità di comunicazione si differenziano (LoRa, SigFox, NB-IoT, ZigBee, lte, Symphony Link, ecc.) ed evolvono per trovare soluzioni adeguate a seconda delle necessità. È chiaramente necessario creare un team specializzato e in grado di affrontare problematiche software perché un sistema di comunicazione wireless, indipendentemente dal contesto, risulta intrinsecamente in qualche modo accessibile.
Quali sono, a suo avviso, i punti di forza e di debolezza nella realizzazione di sistemi di pubblica illuminazione intelligenti a partire da quelli già esistenti sul nostro territorio? Per quanto oggi le aziende siano chiamate a trasformare i propri prodotti di illuminazione in nodi di una rete di comunicazione intelligente, il compito della rete di illuminazione pubblica resta quello di “data collector”, raccogliendo i dati tramite sensori e inviandoli a infrastrutture specializzate nella loro elaborazione e traduzione in informazioni utili per la città. Per fare ciò rendiamo compatibili i nostri sistemi di illuminazione con differenti sensori e integriamo negli apparecchi l’hardware e il firmware necessari per la connettività wireless e quindi per l’invio dei dati. Grazie alla collaborazione con player specializzati possiamo inoltre offrire alle città i software in grado di sfruttare i dati raccolti per ottimizzare i consumi e la manutenzione dell’impianto di illuminazione. L’ostacolo che devono superare le aziende del lighting non è dunque tanto di natura tecnologica quanto culturale: focalizzarsi sui servizi e non più sui prodotti, fornire soluzioni altamente personalizzate e non più standard, creare insieme al cliente e non più per il cliente, continuando però a illuminare bene!

Raffaele Bonardi
Citelum Italia, CEO
Il fatto che la pubblica illuminazione non possa più essere considerata a sé stante ma, al di là degli aspetti squisitamente illuminotecnici, un servizio strettamente interconnesso ad altri servizi può portare a delle criticità o conflitti nelle interazioni tra i diversi sistemi?L’esperienza recente insegna che l’interconnessione dei servizi porta molte più opportunità che problematiche da risolvere, e che l’integrazione dei sistemi è la chiave di volta della funzionalità della Smart City. I problemi di natura infrastrutturale sono evidenti e sotto gli occhi di tutti, ma non costituiscono un ostacolo di lungo termine allo sviluppo. Un aspetto cruciale è certamente rappresentato dalla gestione integrata del flusso di dati generato e veicolato dalla Smart Grid: si tratta infatti di dati rilevanti ai fini della tutela della Privacy, fondamentali per la continuità di servizi che presentano importanti risvolti nella sfera penale (videosorveglianza, soccorso sanitario etc.). L’uso intelligente e la conservazione a lungo termine di questi big data sono tra le più significative sfide tecnologiche che le Amministrazioni Pubbliche dovranno risolvere con il supporto di Gestori e Partner Tecnologici.
Lo sviluppo dell’illuminazione intelligente comporta da un lato il coinvolgimento di nuove figure professionali con competenze differenti da quelle tradizionalmente utilizzate, dall’altro la necessità di aggiornamento da parte di coloro che sono già operanti nel settore. Come si sta affrontando questa necessità? Quali problemi possono sorgere?
Certamente tutti gli operatori del settore si sono dovuti adattare in tempi rapidi a un mercato che chiede fortissima interdisciplinarietà e un approccio olistico al progetto dei servizi, rivolgendosi alle università per individuare nuove figure e completare il quadro delle competenze. Sul fronte accademico, la risposta a queste esigenze è stata quella di mettere a punto, anche attraverso l’offerta post-graduate, percorsi formativi contraddistinti da crescenti livelli di specificità e di settorialità. Questo in parte ha senz’altro consentito di ovviare a qualche riluttanza, tipica delle figure più senior, rispetto alle tecnologie di ultimissima generazione; in parte ha però indotto, in alcuni casi, a sacrificare la polivalenza e una certa attitudine allo sguardo di insieme. L’ideale sarebbe riuscire a coniugare i due aspetti, garantendo quella continuità generazionale che permette da un lato di preservare una certa tradizione nell’approccio, trasferendo ai giovani specialisti il saper fare e il valore dell’esperienza sul campo, e dall’altro di arricchire in progress le professionalità più “tradizionali” con una rinnovata sensibilità alla tecnologia.
Come cambia la manutenzione per un sistema intelligente? Al di là della manutenzione “hardware”, come si affronta la manutenzione “software”? Può un eventuale malfunzionamento nella gestione dati mettere in ginocchio l’intero sistema? Garantire la continuità dei servizi, limitandone gli episodi di “down”, è una parte fondamentale della progettazione delle piattaforme. La loro architettura è concepita per fornire la necessaria ridondanza e prevenire reazioni “a catena” tra i vari servizi: da questo punto di vista, solo le aziende che hanno già maturato esperienze concrete nella realizzazione di piattaforme sono già in grado di offrire standard di sicurezza soddisfacenti. Sotto il profilo dell’archiviazione dati e server, la tendenza è nettamente a favore dei servizi in Cloud che offrono la scalabilità e l’affidabilità di grandi infrastrutture dedicate. In altre parole, i rischi sono oggi ben noti e gestibili in maniera efficace, indirizzando correttamente gli investimenti.
Quali sono, a suo avviso, i punti di forza e di debolezza nella realizzazione di sistemi di pubblica illuminazione intelligenti a partire da quelli già esistenti sul nostro territorio? Il principale difetto degli impianti esistenti è spesso il fatto di non essere “a prova di futuro”. Si tratta spesso di tecnologie e protocolli proprietari dalla logica “chiusa” e difficilmente integrabili, concepiti per operare in un sistema delimitato e predefinito. Per definizione, la Smart Grid deve essere un sistema aperto e flessibile, pronto a integrare servizi futuri. Certamente, le esperienze avvenute sino a oggi risentono dell’assenza di un set di protocolli di comunicazione realmente universali e standardizzati, il che è dovuto in parte a vuoti normativi e in parte al fatto che non è ancora emersa una soluzione tecnologica chiaramente predominante sulla quale scommettere a livello tecnologico. I punti di forza sono indubbiamente legati al conseguimento di certi livelli di flessibilità nell’uso degli impianti e di efficienza energetica impensabili sino a pochi anni fa: non va dimenticato che a oggi il risparmio energetico è ancora il principale driver per lo sviluppo della Smart City.

Mirko Gremes
Algorab, Presidente
Il fatto che la pubblica illuminazione non possa più essere considerata a sé stante ma, al di là degli aspetti squisitamente illuminotecnici, un servizio strettamente interconnesso ad altri servizi può portare a delle criticità o conflitti nelle interazioni tra i diversi sistemi?Assolutamente no. I sistemi wireless di gestione di un impianto di pubblica illuminazione possono nello stesso tempo fungere anche da sistema di raccolta dati provenienti dalla sensoristica distribuita sul territorio per il controllo di diversi parametri (es. presenza, inquinamento, traffico) e per la gestione di ulteriori impianti distribuiti (es. irrigazione). L’unica attenzione da porre è in fase di progettazione del sistema di telecontrollo. Infatti, esistono varie topologie di rete, frequenze e protocolli di comunicazione. Ogni soluzione ha delle caratteristiche specifiche e relativi vantaggi/ svantaggi, che devono essere ben valutati perché siano ottimali per le attività che il sistema deve andare a fare.
Lo sviluppo dell’illuminazione intelligente comporta da un lato il coinvolgimento di nuove figure professionali con competenze differenti da quelle tradizionalmente utilizzate, dall’altro la necessità di aggiornamento da parte di coloro che sono già operanti nel settore. Come si sta affrontando questa necessità? Quali problemi possono sorgere? Poiché un impianto di illuminazione intelligente può essere un’infrastruttura IoT a supporto della Smart City, nel suo sviluppo vanno idealmente affiancate alle classiche professionalità illuminotecniche anche competenze in ambito delle telecomunicazioni radio\wireless, che permettano di comprendere norme e caratteristiche tecniche per impostare da subito scelte di servizi che la Pubblica Amministrazione potrebbe voler implementare più avanti nel tempo. Sotto questo aspetto i proponenti dei sistemi si stanno attrezzando con personale qualificato, ma è importante che anche i committenti finali (tipicamente la Pubblica Amministrazione) abbiano competenze adeguate. Ed è altrettanto importante che nella scelta del sistema si riesca ad andare oltre la valutazione prettamente commerciale (prezzo), per privilegiare una soluzione flessibile e veramente “intelligente”.
Come cambia la manutenzione per un sistema intelligente? Al di là della manutenzione “hardware”, come si affronta la manutenzione “software”? Può un eventuale malfunzionamento nella gestione dati mettere in ginocchio l’intero sistema?
La manutenzione di un sistema intelligente può rientrare in una normale manutenzione, se la scelta iniziale è stata ben ponderata. Per l’HW, se si è scelto un sistema flessibile e un produttore con una storia e competenza significative, non ci sono particolari problemi e la manutenzione si assesta sui livelli fisiologici per impianti simili. Il SW, ma soprattutto il Firmware, necessitano di particolare attenzione per due motivi: il primo è la normale necessità di manutenzione, il secondo è legato alle evoluzioni che sicuramente accadranno durante la vita di un impianto. Per questo motivo è essenziale che i nodi possano essere aggiornati da remoto (OTA – “On The Air”), in modo che sia la manutenzione ordinaria che le nuove release del SW, nuovi protocolli di comunicazione o altri miglioramenti siano implementati sul sistema senza particolari problemi.
Infine, non ci sono rischi di un crash dell’intero sistema in quanto i dispositivi, in caso di blocco del motore SW, continueranno a funzionare in modalità stand-alone senza alcun disservizio, mentre la problematica verrà gestita e risolta entro poche ore.
Quali sono, a suo avviso, i punti di forza e di debolezza nella realizzazione di sistemi di pubblica illuminazione intelligenti a partire da quelli già esistenti sul nostro territorio?
Un sistema di illuminazione intelligente ha due principali punti di forza: il primo sono i risparmi economici, che provengono da un lato dalla possibilità di dimmerare le lampade a seconda della necessità e dall’altro da una migliore gestione della manutenzione; il secondo è la possibilità di avere un’infrastruttura pronta, che in futuro consentirà di connettere ulteriori sensori, sistemi o altri dispositivi in una logica di Smart City.
D’altro canto, non riteniamo esserci particolari punti di debolezza. Una considerazione va fatta: un sistema intelligente comporta un investimento iniziale leggermente maggiore, che verrà comunque ripagato dai vantaggi sopra descritti. E se il sistema è ben progettato (es. nodi Dual Band, aggiornamenti OTA), anche eventuali problematiche ambientali (come interferenze) ed evoluzioni future potranno essere gestite senza problemi.

Alfonso D’Andretta
Signify, Professional Sales Leader Italia, Israele e Grecia
Il fatto che la pubblica illuminazione non possa più essere considerata a sé stante ma, al di là degli aspetti squisitamente illuminotecnici, un servizio strettamente interconnesso ad altri servizi può portare a delle criticità o conflitti nelle interazioni tra i diversi sistemi?
Nel nostro Paese sono sempre di più le città che hanno compreso il potenziale del passaggio alla Smart City, realizzando così un nuovo modello urbano a servizio della città e dei cittadini. Un ruolo fondamentale è quindi svolto dall’illuminazione smart in grado di garantire efficienza energetica, elevata qualità della luce, facilità di manutenzione e integrazione di differenti funzionalità. Infatti, tramite l’installazione di ulteriori sensori IoT, è possibile integrare alla rete pubblica anche un sistema di sicurezza e videosorveglianza. Oppure, si può sfruttare la presenza dei punti luce per l’installazione di sensori per il monitoraggio dell’inquinamento e della qualità dell’aria, o ancora trasformare i lampioni in punti di raccolta dati per la gestione dei parcheggi intelligenti. Infine, i lampioni possono diventare persino dei veri e propri punti di riferimento anche per i cittadini, trasformandosi in colonnine per la ricarica, totem informativi o punti di accesso a Internet tramite Wi-Fi. Tuttavia, un’elevata integrazione tra sistemi solleva due principali questioni.
La prima si configura come la necessità di garantire il funzionamento autonomo di ciascun sistema, nonostante l’unificazione tecnica dell’infrastruttura sottostante. La seconda, invece, è legata alla privacy e in particolare alla gestione e condivisione dei dati degli utenti tra i servizi a disposizione della collettività, che deve avvenire nella loro più completa tutela.

Lo sviluppo dell’illuminazione intelligente comporta da un lato il coinvolgimento di nuove figure professionali con competenze differenti da quelle tradizionalmente utilizzate, dall’altro la necessità di aggiornamento da parte di coloro che sono già operanti nel settore. Come si sta affrontando questa necessità? Quali problemi possono sorgere?
Il tema della disoccupazione tecnologica è oggi più che mai all’ordine del giorno. Tuttavia, contrariamente a quanto si possa pensare, la perdita di lavoro non è dovuta semplicemente all’introduzione dell’automazione, ma a causarla è anche la mancanza di competenze specifiche in grado di rispondere alle nuove esigenze della società. Da qui emerge sempre più chiaramente la necessità di formare profili maggiormente qualificati, promuovere il talento e aggiornare il personale. Quest’ultima è senza dubbio la sfida maggiore proprio perché, nonostante il cambiamento sia una parte inevitabile della vita e della crescita, spesso genera non poche resistenze. A uno sguardo d’insieme, nel nostro settore, è quindi fondamentale una conoscenza a tutto tondo del mondo dell’illuminotecnica, oltre alla capacità di comprendere come la tecnologia – intesa nel suo senso più ampio – possa migliorare l’efficienza, promuovere la sostenibilità e dare impulso alla competitività economica del nostro Paese.
Come cambia la manutenzione per un sistema intelligente? Al di là della manutenzione “hardware”, come si affronta la manutenzione “software”? Può un eventuale malfunzionamento nella gestione dati mettere in ginocchio l’intero sistema?
Gli attuali sistemi di smart management per le città, proprio come Interact City di Signify, sono dotati di un software di gestione degli asset d’illuminazione che offre la piena visibilità sull’infrastruttura illuminotecnica. Pertanto, è possibile utilizzare i dati raccolti dagli apparecchi per prevedere quando questi sono prossimi alla fine del ciclo di vita e programmare la manutenzione o la sostituzione proattiva. Per questo motivo la cosiddetta manutenzione “hardware” avviene solo in un secondo momento, ossia a seguito di una segnalazione del sistema. Ciò permette di identificare più velocemente il problema e intervenire con un approccio decisamente mirato. Pertanto, è fondamentale garantire il corretto funzionamento della centralina con il supporto di personale altamente qualificato. Tuttavia, è inverosimile che un suo malfunzionamento possa compromettere l’intero sistema, in quanto ogni sua parte è progettata per funzionare sia singolarmente sia come parte di un sistema più ampio. Inoltre, laddove le funzioni smart non dovessero funzionare, gli apparecchi continuerebbero ugualmente a svolgere la loro funzione più tradizionale, vale a dire quella di illuminare gli spazi pubblici.
Quali sono, a suo avviso, i punti di forza e di debolezza nella realizzazione di sistemi di pubblica illuminazione intelligenti a partire da quelli già esistenti sul nostro territorio?
L’implementazione di un sistema di illuminazione intelligente a partire da uno preesistente consente notevoli vantaggi. L’upgrade assicura infatti il miglioramento dei servizi urbani e della sicurezza dei cittadini, la valorizzazione degli spazi pubblici, un maggiore coinvolgimento degli abitanti e un ritrovato orgoglio civico. Altrettanto fondamentali sono la riduzione dei costi energetici e l’aumento dell’efficienza, così come la salvaguardia dell’ambiente. Ad esempio, recentemente abbiamo lanciato Luma gen2 e Iridium gen4, due apparecchi per l’illuminazione stradale di ultima generazione che possono essere collegati a Interact City – il sistema di gestione smart per le città – e che rispondono ai requisiti dell’economia circolare, garantendo così efficienza energetica in fase di installazione, ridotta manutenzione, connessione tra i vari dispositivi, lunga durata e possibilità di riciclo a fine vita. Tuttavia, l’ostacolo più grande è quello rappresentato dall’effettivo grado di integrazione del vecchio e del nuovo sistema e, di conseguenza, dalla definizione degli obiettivi che si vogliono raggiungere in un determinato contesto locale.

Luca Pellizzari
A2A Illuminazione Pubblica,
Amministratore Delegato
Il fatto che la pubblica illuminazione non possa più essere considerata a sé stante ma, al di là degli aspetti squisitamente illuminotecnici, un servizio strettamente interconnesso ad altri servizi può portare a delle criticità o conflitti nelle interazioni tra i diversi sistemi?
l legame sempre più forte tra illuminazione pubblica e servizi smart ha necessità di essere correttamente regolamentato e gestito al fine di evitare possibili conflitti tra diversi sistemi e diversi gestori, in particolare per quel che riguarda l’accesso all’infrastruttura e la sua manutenzione. Il servizio di illuminazione pubblica è un servizio pubblico per definizione e quindi con necessità di continuità di servizio, interlocutori e SLA differenti rispetto ai servizi smart a cui fornisce un supporto infrastrutturale. È molto importante risolvere eventuali criticità a priori, tramite una corretta progettazione che tenga conto dei requisiti aggiuntivi posti dai servizi smart – telecamere di videosorveglianza, Wi-Fi, sensori meteo, etc. – in termini di capacità di rete, alimentazione separata, facilità e sicurezza di intervento.
Lo sviluppo dell’illuminazione intelligente comporta da un lato il coinvolgimento di nuove figure professionali con competenze differenti da quelle tradizionalmente utilizzate, dall’altro la necessità di aggiornamento da parte di coloro che sono già operanti nel settore. Come si sta affrontando questa necessità? Quali problemi possono sorgere?
Nell’immediato questo problema viene affrontato attraverso la creazione di gruppi di lavoro interdisciplinari composti da figure specializzate su temi quali reti di comunicazione e servizi smart, da affiancare agli specialisti del settore dell’illuminotecnica, in modo da redigere un progetto a più mani che integri tutti gli elementi necessari per garantire la perfetta efficienza della rete fin dal momento della sua realizzazione. Nel futuro questo scenario può essere visto anche come un’occasione positiva per lo sviluppo di nuove figure professionali in grado di sviluppare e gestire le infrastrutture in ambito smart city, che richiedono un’integrazione di competenze relative alle applicazioni avanzate, alle tecnologie di telecomunicazione e alle problematiche più tipiche dell’illuminotecnica e delle reti elettriche, fra cui non bisogna dimenticare i temi della sicurezza degli interventi e della protezione delle infrastrutture critiche.
Come cambia la manutenzione per un sistema intelligente? Al di là della manutenzione “hardware”, come si affronta la manutenzione “software”? Può un eventuale malfunzionamento nella gestione dati mettere in ginocchio l’intero sistema?
I problemi della manutenzione di sistemi così sofisticati devono essere affrontati in maniera preventiva, a livello progettuale, stabilendo delle priorità e impostando modalità di funzionamento di fallback. Ciò può essere ottenuto, ad esempio, attraverso reti auto configuranti che, in grado di rigenerarsi in automatico a fronte di eventi inattesi, limitano eventualmente le interrogazioni ai device non prioritari, allo scopo di proteggere le funzionalità critiche e salvaguardare i servizi essenziali. Questo approccio vale anche per le componenti di connettività, che dovranno essere impostate tenendo conto di tradeoff più complessi di quelli delle reti attuali, come già si vede nell’impostazione delle reti 5G che prevedono use case differenziati e “slice” di rete dedicati a specifici contesti applicativi. Un punto di particolare attenzione riguarda la sicurezza, su cui si dovrà investire in termini di realizzazione di contromisure e di monitoraggio operativo: è proprio l’interconnessione di sistemi così complessi a renderli un target ideale per gli attacchi informatici.
Per quel che riguarda le modalità di ripristino dei servizi, oltre alle classiche funzionalità di back- up, è necessaria una piattaforma che consenta di utilizzare i vari servizi senza duplicare i dati e che ne conservi la memoria storica, per poter recuperare oppure calcolare sulla base di algoritmi e modelli i dati eventualmente andati persi.
Quali sono, a suo avviso, i punti di forza e di debolezza nella realizzazione di sistemi di pubblica illuminazione intelligenti a partire da quelli già esistenti sul nostro territorio?
Partendo dalle criticità, a oggi la maggior difficoltà che si ravvisa è la necessità di lavorare su impianti ereditati da altri gestori, su cui si riescono ad applicare modifiche limitate in termini di dislocazione nel contesto urbano e in termini di rete vera e propria. Le problematiche economiche sono particolarmente delicate e derivano dalla necessità di finanziare la realizzazione di infrastrutture condivise da molti servizi, con una pluralità di stakeholder e una redditività economica che deve necessariamente essere valutata nel lungo periodo. La PA non può sempre fungere da finanziatore iniziale di tutte queste iniziative, anche se in molti casi si può prevedere un payoff in tempi ragionevolmente brevi. Tra i punti di forza vi è la possibilità di avere rapidamente a disposizione, a un costo incrementale, una grande quantità di dati che da un lato possono creare valore aggiunto al servizio delle amministrazioni, e quindi dei cittadini, e dall’altro permettono di ottenere una migliore conoscenza dello stato degli impianti, con possibili risparmi legati, ad esempio, alla manutenzione predittiva.

Christian Mazzola
Arianna Led, Amministratore Delegato
Il fatto che la pubblica illuminazione non possa più essere considerata a sé stante ma, al di là degli aspetti squisitamente illuminotecnici, un servizio strettamente interconnesso ad altri servizi può portare a delle criticità o conflitti nelle interazioni tra i diversi sistemi?
È difficile capire se sia più importante creare apparecchi sempre più “smart”, ma in grado di dialogare solo tra sé stessi, demandando l’integrazione con altri mondi a interlocutori diversi della catena del valore. O se, invece, abbia più senso ricercare uno standard di comunicazione tra mondi diversi che quantomeno limiti la necessità di un intervento di messa in servizio alle sole funzionalità più complesse. Nel primo caso, qualora i produttori di illuminazione volessero recitare un ruolo da protagonisti, dovrebbero certamente attrezzarsi con una presenza più capillare sul territorio. Nel secondo, andrebbe stabilito a priori quali sono i mondi che devono essere interconnessi e per quali funzione base. Definizione davvero difficile.
Lo sviluppo dell’illuminazione intelligente comporta da un lato il coinvolgimento di nuove figure professionali con competenze differenti da quelle tradizionalmente utilizzate, dall’altro la necessità di aggiornamento da parte di coloro che sono già operanti nel settore. Come si sta affrontando questa necessità? Quali problemi possono sorgere?
La necessità di far parlare mondi diversi, o di definire quale linguaggio quegli stessi mondi debbano parlare, richiede che ci sia una maggiore integrazione sia verticale, a valle o a monte dei produttori di apparecchi di illuminazione, che orizzontale, tra categorie di prodotto diverse. L’integrazione verticale implica che il lighting sviluppi una strategia, integrata appunto, con coloro che, fino a pochi anni fa, erano visti come semplici utilizzatori. Dall’altra parte si crea la complessità che nasce dal dialogo con settori con esigenze, competenze e pesi diversi.

Come cambia la manutenzione per un sistema intelligente? Al di là della manutenzione “hardware”, come si affronta la manutenzione “software”? Può un eventuale malfunzionamento nella gestione dati mettere in ginocchio l’intero sistema?
Con i nuovi sistemi di luce digitale il mercato si aspetta manutenzione zero, associando a tale attività quella prevalente del passato di sostituzione della sorgente. Sappiamo che con i Led, almeno per la vita economica, tale sostituzione non è normalmente prevista. In cosa quindi dovrebbe consistere la manutenzione? Certamente in un’attività orientata alla prevenzione del guasto critico. In quest’ottica il monitoraggio di parametri in grado di “predire” il malfunzionamento inatteso, soprattutto in quei contesti in cui dalla funzionalità può dipendere la sicurezza dell’utilizzatore. Ma la vera differenza potrebbe consistere nel considerare la manutenzione come un riadattamento a mutate esigenze applicative come, ad esempio, particolari condizioni atmosferiche o cambiamento dei requisiti. I prodotti vanno quindi pensati con un nuovo approccio hardware e differenti livelli software che consentano accesso a corrispondenti livelli di personalizzazione, compreso uno di autoapprendimento.
Quali sono, a suo avviso, i punti di forza e di debolezza nella realizzazione di sistemi di pubblica illuminazione intelligenti a partire da quelli già esistenti sul nostro territorio?
Se si parla di impianti di illuminazione in senso stretto, l’intelligenza di oggi risiede principalmente nella capacità di dialogare con sistemi di supervisione per monitorare i parametri di esercizio e modificarne alcuni sulla base di algoritmi predefiniti in funzione dell’effettivo utilizzo. I punti deboli possono essere la difficoltà di dialogo con altri mondi nel contesto urbano e una certa complessità di configurazione. L’evoluzione di domani dovrebbe essere nella direzione del machine learning che ne adatti il funzionamento al contesto di utilizzo senza l’intervento del sistema di supervisione.

Silvano Bocci
ENGIE Italia, Technical & Proposal Director PA&BToT
Il fatto che la pubblica illuminazione non possa più essere considerata a sé stante ma, al di là degli aspetti squisitamente illuminotecnici, un servizio strettamente interconnesso ad altri servizi può portare a delle criticità o conflitti nelle interazioni tra i diversi sistemi?
Preliminarmente occorre individuare e risolvere tutte le principali criticità funzionali e normative riscontrate sul patrimonio impiantistico sparso su tutto il territorio italiano (in conformità ai CAM). In un secondo momento è possibile pensare di interfacciare o connettere un impianto di pubblica illuminazione ad altri sistemi (fornitori di servizi) paralleli o di livello superiore. Le criticità e/o i conflitti dovranno essere superati individuando una gerarchia puntuale di ruoli e funzioni da assegnare a ciascun servizio (es. videosorveglianza), nonché la codifica delle regole di comunicazione.
Lo sviluppo dell’illuminazione intelligente comporta da un lato il coinvolgimento di nuove figure professionali con competenze differenti da quelle tradizionalmente utilizzate, dall’altro la necessità di aggiornamento da parte di coloro che sono già operanti nel settore. Come si sta affrontando questa necessità? Quali problemi possono sorgere?
L’evoluzione della pubblica illuminazione intelligente sta introducendo nuove figure professionali nel settore, quali progettisti elettronici e system integrator, oltre ai noti profili elettrotecnici/illuminotecnici. L’interazione delle diverse figure professionali “tradizionali” e “innovative” sarà sempre più forte, costituendo una opportunità di crescita per tutto il comparto. Ogni organizzazione, evidentemente, approccia in modo diverso in relazione alle proprie dimensioni e alle diverse opportunità tecnico commerciali. L’approccio di ENGIE è di tipo integrato: ogni settore e ciascuna figura professionale viene stimolata a interagire in team interdisciplinari, con programmi formativi condivisi. Avere dei tecnici interni specializzati è uno dei nostri punti di forza, l’aggiornamento che ricevono è più omogeneo e facciamo ogni sforzo per investire in tal senso, dando loro una formazione sempre in linea con le evoluzioni del mercato.

Come cambia la manutenzione per un sistema intelligente? Al di là della manutenzione “hardware”, come si affronta la manutenzione “software”? Può un eventuale malfunzionamento nella gestione dati mettere in ginocchio l’intero sistema?
La manutenzione di un impianto intelligente deve essere necessariamente… intelligente. Il rischio di default dell’intero sistema per un malfunzionamento della parte software o della interconnessione di sensori in campo appare sempre più concreto; in tal senso l’analisi dei rischi in fase progettuale avrà un ruolo sempre più rilevante. La giusta ridondanza dei sistemi sarà uno dei requisiti principali per poter garantire il livello di affidabilità di un impianto di pubblica illuminazione. Sarà necessario codificare, nel prossimo futuro, da parte del legislatore e/o di enti terzi, nuovi standard e livelli di sicurezza minimi da adottare per le diverse tipologie impiantistiche.
Quali sono, a suo avviso, i punti di forza e di debolezza nella realizzazione di sistemi di pubblica illuminazione intelligenti a partire da quelli già esistenti sul nostro territorio?
I principali punti di debolezza sono lo stato normativo e il livello di obsolescenza degli impianti esistenti e gli interventi di riqualificazione effettuati esclusivamente sui corpi illuminanti. È un non senso installare device e tecnologie intelligenti su un impianto di pubblica illuminazione non adeguato, dal punto di vista elettrico, statico e illuminotecnico. Di contro, le tecnologie intelligenti, in questo particolare momento, stanno raggiungendo un ottimo livello di affidabilità rapportato al costo. Il punto di maturità non è ancora raggiunto; probabilmente l’introduzione della tecnologia 5G porterà nuove funzionalità e accessibilità dei sistemi, soprattutto l’implementazione di nuovi servizi che garantiscano la sostenibilità degli interventi a costi sempre più ridotti per la collettività.

Cosimo Birtolo
City Green Light, Direttore Commerciale
Il fatto che la pubblica illuminazione non possa più essere considerata a sé stante ma, al di là degli aspetti squisitamente illuminotecnici, un servizio strettamente interconnesso ad altri servizi può portare a delle criticità o conflitti nelle interazioni tra i diversi sistemi?
Come in tutti i casi di promiscuità impiantistica, possono nascere difficoltà nell’attribuire responsabilità nonché la necessità di definire procedure di manutenzione dedicate che coinvolgano più gestori operanti sulla medesima infrastruttura. Da evidenziare che i consumi energetici per i servizi IP e smart city, al momento, hanno una tariffazione diversa, sarebbe opportuna unificarla. A livello un po’ meno tecnico invece la criticità più importante da evidenziare sta nel fatto che conflitti e interazioni tra sistemi diversi possono far passare in secondo piano la funzione principale dell’Illuminazione Pubblica. Un sistema elettrico di IP, che per definizione è servizio pubblico, deve garantire agli utenti la giusta continuità del servizio e i corretti livelli di luminanza e illuminamento per le strade. Sempre più spesso, i servizi aggiunti, complementari e non essenziali, che utilizzano l’infrastruttura di base dell’illuminazione pubblica distolgono le PA dal focalizzare bene quale sia il vero contributo che l’innovazione tecnologica potrebbe portare in termini di risorse utili al rinnovamento degli impianti elettrici dedicati alla IP. Ovviamente la soluzione del problema non sta nella demonizzazione di questi servizi aggiuntivi (così detti “smart city”), ma nel reperimento di finanziamenti e nella costruzione di bandi ad hoc che trattino e premino esclusivamente sistemi e servizi complementari all’Illuminazione Pubblica. In tal modo non si distoglierebbero risorse importanti dal rinnovamento impiantistico di base, che è il problema più grosso nella maggior parte dei comuni italiani.
Lo sviluppo dell’illuminazione intelligente comporta da un lato il coinvolgimento di nuove figure professionali con competenze differenti da quelle tradizionalmente utilizzate, dall’altro la necessità di aggiornamento da parte di coloro che sono già operanti nel settore. Come si sta affrontando questa necessità? Quali problemi possono sorgere?
Al momento l’aggiornamento è lasciato all’iniziativa del singolo. La mancanza di competenze trasversali può rallentare il progresso nel settore creando divario tra domanda e offerta. Una maggiore competenza nella gestione del servizio 1.P. può indirizzare i produttori verso un’offerta di servizi maggiormente orientata ai bisogni reali. Un’importante implicazione legata allo sviluppo futuro delle smart city riguarda proprio l’impatto sociale sulla vita dei cittadini: la creazione e la gestione di una serie di servizi che non sono fini a sé stessi, ma che hanno un riflesso sulla collettività. Dunque, non solo in capo ai tecnici comunali – che dal canto loro già sono chiamati a utilizzare strumenti sempre più impegnativi anche nella gestione di servizi di illuminazione pubblica – ma anche per gli utilizzatori finali, quali ad esempio le forze dell’ordine ma anche gli stessi cittadini. Un impatto sociale, dunque, che va a incidere sulla vita del cittadino; quindi, per fornire servizi che non siano meramente ristretti al comune e ai tecnici comunali c’è bisogno di una formazione non soltanto di questi ultimi, ma anche di una sorta di acculturamento nei confronti di tutti gli altri utilizzatori. C’è in definitiva bisogno non solo di formazione per
i tecnici, ma anche di introdurre una sorta di processo culturale rivolto a tutti gli altri utenti utilizzatori dei vari servizi di smart city.

Come cambia la manutenzione per un sistema intelligente? Al di là della manutenzione “hardware”, come si affronta la manutenzione “software”? Può un eventuale malfunzionamento nella gestione dati mettere in ginocchio l’intero sistema?
Quasi tutte le piattaforme di gestione sono in Cloud e i sistemi prevedono, nella stragrande maggioranza, il Disaster Recovery. Le piattaforme in Cloud garantiscono sistemi ridondanti con SLA di servizio che oramai si attestano su valori superiori al 99%. Il Disaster Recovery garantisce che qualsiasi malfunzionamento HW e SW porti o a un ripristino automatico del sistema o, in caso di danno più grave, all’avvio di un funzionamento in modalità emergenza dei singoli dispositivi.
Quali sono, a suo avviso, i punti di forza e di debolezza nella realizzazione di sistemi di pubblica illuminazione intelligenti a partire da quelli già esistenti sul nostro territorio?
La capillarità della rete 1.P. esistente è indiscutibilmente un punto di forza laddove lo stato degli impianti, spesso vetusto, rappresenta il principale ostacolo alla realizzazione di impianti smart city su infrastrutture esistenti. D’altra parte, la realizzazione di servizi smart su impianti esistenti può migliorarne la gestione in ottica di: Ottenimento di massimo risparmio energetico; Realizzazione di analisi di dati per l’esecuzione di manutenzione predittiva; Monitoraggio dello stato degli impianti con riduzione dei tempi di rilievo e segnalazione di guasti e conseguente aumento della sicurezza degli impianti.
L’articolo è originariamente apparso su LUCE n°332, 2020.