Jacopo Acciaro. Una luminosa quarta dimensione


Metropolitana Brescia
Metropolitana Brescia. Client: Brescia Mobilità, Architectural Design: CREW Workshop, Interior Design Team: Brescia Mobilità, Studio AEGIS. CREW Workshop. photo©Beppe Raso

Ho sempre visto la luce come una sorta di quarta dimensione indispensabile per la percezione del lessico compositivo architettonico e fortemente intrinseca nell’essenza dell’architettura stessa.

Jacopo Acciaro

Abbiamo intervistato il progettista Jacopo Acciaro, fondatore dello studio Voltaire Lighting Design, società milanese dinamica e all’avanguardia nell’attività di ricerca e sviluppo di sistemi d’illuminazione.

Partiamo dalle origini: subito dopo la laurea in Architettura al Politecnico di Milano, si forma nello studio dell’arch. Piero Castiglioni, con il quale collabora per anni nel campo illuminotecnico. Già ai tempi universitari avevi quindi un interesse per il mondo della luce…
La mia passione è sempre stata legata alle tematiche progettuali su vasta scala, la composizione architettonica, i rapporti tra i volumi e gli spazi, la percezione delle geometrie. Proprio quest’approccio mi ha spinto a occuparmi degli aspetti progettuali della materia luce; l’ho sempre vista come una sorta di quarta dimensione indispensabile per la percezione del lessico compositivo architettonico e fortemente intrinseca nell’essenza dell’architettura stessa. Avevo una notevole curiosità in merito a come poter utilizzare e gestire la luce per soddisfare la mia “voglia” di fare architettura; un tema, quello della luce, molto tecnico e allo stesso tempo molto espressivo, misterioso e poetico. È proprio nello studio dell’arch. Castiglioni che ho potuto toccare con mano come la luce si possa – o meglio, si debba – considerare architettura e come la progettazione illuminotecnica, con tutti i suoi aspetti tecnici e culturali, sia in grado di contribuire al progetto architettura.

Castiglioni si definisce un “architetto che si occupa di luce”, e ha sempre rifiutato l’etichetta di lighting designer. Lei come si definirebbe?
Per mio approccio culturale personalmente mi sento molto vicino alla figura del “progettista”; un’accezione che ritengo assolutamente congrua e di fondamentale importanza per chi ambisce a sviluppare progetti di lighting design. Penso che l’essenza della figura del progettista sia da considerarsi la base da cui partire per un percorso progettuale complesso finalizzato al raggiungimento di un risultato integrato e unitario con il progetto architettonico. L’approccio del “progettista” ha come radice un processo mentale che accomuna tutto il mondo della progettazione in generale; essere in grado di costruire un iter composto di svariati step sincronizzati e che hanno come comune denominatore solide basi culturali e scientifiche rappresenta il modus operandi del progettista illuminotecnico che ambisce a grandi risultati. Da questa mia visione ne consegue che, come indicato anche da Castiglioni, il connubio tra cultura architettonica e grandi conoscenze scientifiche della materia luce siano la base per la formazione professionale.

  • BNL roma

BNL-Roma, Client: BNL – Diamante RE Space Concept & Interior Design:
Paolo Mantero con NEXT Urban Solutions; Architectural Design: 5+1AA Planning: DEGW Engineering & Construction; Management: Starching.

Che qualità – morali, estetiche, funzionali – ricerca nella sua progettazione?
Ho investito molto tempo nel cercare di imparare a costruire un dialogo progettuale con chi l’architettura la sta progettando; cogliere il mondo che ogni progettista si è creato e si continua a creare attraverso i suoi processi conoscitivi rappresenta un dovere morale nei confronti dell’architettura stessa. La luce deve contribuire a rendere il risultato finale unitario e organico e non una sommatoria di singoli risultati progettuali. Naturalmente ogni tematica progettuale ha delle problematiche estetiche e funzionali intrinseche, in alcuni casi anche molto complesse, che devono essere risolte in maniera assolutamente efficace. La progettazione vive di questo grande equilibrio, da cui personalmente cerco sempre di ottenere massima efficienza con un’identità progettuale condivisa e molto caratterizzante.

Cosa ne pensa della tecnologia Led?
Sicuramente la tecnologia Led ha moltiplicato in maniera esponenziale le tematiche illuminotecniche su cui lavorare (prestazioni ottiche, efficienza, miniaturizzazione, interazione con dettagli architettonici senza trascurare gli aspetti gestionali e di interaction design) pertanto rimane un grande tema progettuale ricco di fascino anche se estremamente complesso nella sua genesi.

Scorrendo i progetti realizzati, si percepisce una dimensione emozionale della luce – penso al sensuale progetto per il padiglione dell’Azerbaijan a EXPO2015 –, ma anche un gusto eclettico che sa mischiarsi amabilmente a concezioni di architetture più lineari – come nella sede Edizione del Gruppo Benetton o l’Headquarters Diesel. Ne viene fuori quindi un light design che orbita su molteplici situazioni di progetto e senza pregiudizi…
Il pregiudizio proprio non può essere un principio che appartiene al progettista, qualsiasi forma di “chiusura” o di cliché rappresenta un limite progettuale; vige sempre una grande attenzione ai linguaggi e alle espressioni del progetto architettonico e/o allestitivo. Lavorare sui principi generativi del progetto assecondandoli, enfatizzandoli e soprattutto rispettandoli consente spesso di raggiungere risultati differenti ma sempre accumunati da quell’impronta espressiva che la luce riesce a dare se fatta nascere in contemporanea e in sintonia con il progetto architettonico generale.

Expo Milano 2015
Expo Milano 2015, Padiglione dell’Azerbaijan. Creative Project: Simmetrico network, Architectural Design: Arassociati

Tutta questa esperienza è funzionale anche alla realizzazione di corpi illuminanti innovativi e tecnicamente molto avanzati, che create “su misura” con il sostegno di alcuni partner.
Fin dalle primissime esperienze progettuali sono rimasto sempre attratto da come lo strumento illuminotecnico sia un elemento molto importante nella ricerca della soluzione per un’ottimale illuminazione; sia dal punto di vista prestazionale che estetico. Mi piace la definizione di strumento – come nella musica – proprio perché in grado di emettere e generare luce in maniera sempre differente; a seconda di come lo si crea e lo si “accorda”. Per mia indole sono portato a concentrarmi molto su tutte le variabili finalizzate all’emissione luminosa con tutte le sue sfaccettature tecniche e illuminotecniche, anche perché rappresentano la progettazione quotidiana. Nonostante il mercato sia estremamente propositivo, il processo creativo di soluzioni custom è sempre in evoluzione e la volontà di estremizzare il rapporto tra luce e architettura rappresenta fonte d’ispirazione inesauribile. Il processo della personalizzazione di un apparecchio di serie o dello sviluppo di un corpo illuminante ad hoc nasce quasi sempre dalla necessità di soddisfare un’esigenza progettuale che non è possibile assolvere con strumenti di serie, pur mantenendo sempre un costante dialogo con tutte le figure che compongono il gruppo di progetto; è un grande esercizio di sintesi creativa.

Expo Milano 2015
Expo Milano 2015, Padiglione dell’Azerbaijan. Creative Project: Simmetrico network, Architectural Design: Arassociati

Prospettive e aspirazioni da anticiparci?
Abbiamo l’ambizione di consolidare e divulgare la nostra cultura del progetto. In tutti gli ambiti la progettazione affrontata con disciplina e cultura viene percepita nel risultato finale, ma penso che ci siano ambiti in cui gli aspetti illuminotecnici abbiano margini di espressione e di coinvolgimento non ancora del tutto esplorati. Mi riferisco in particolare all’illuminazione urbana, dove gli aspetti di valorizzazione ambientale, sociale ed estetica, uniti a temi tecnici estremamente complessi, sono ancora una grande sfida; penso anche al mondo dello smart office dove l’ambizione di riportare prepotentemente l’uomo al centro di ogni meccanismo progettuale rappresenta una grande sfida anche per il mondo illuminotecnico. Non ultima la grande volontà dello studio di internazionalizzare il lavoro effettuato in questi anni, far conoscere anche all’estero come la cultura italiana del progetto trovi grande riscontro anche nel mondo del lighting.


Jacopo Acciaro si laurea in architettura al Politecnico di Milano e si forma nello Studio dell’arch. Piero Castiglioni con il quale collabora per svariati anni su temi che intrecciano architettura e luce. Nei primi anni Duemila fonda lo Studio Voltaire Lighting Design, una struttura professionale composta da architetti e industrial designer che sviluppa progetti di illuminazione per interni ed esterni, oltre a studiare corpi illuminanti custom made. Il gruppo di lavoro segue l’intero percorso progettuale: dallo sviluppo del concept, alla selezione dei corpi illuminotecnici, al coordinamento delle maestranze e assistenza all’installazione in cantiere, fino alla pianificazione della manutenzione. Ricco il portfolio lavori internazionale che spazia da progetti d’illuminazione di edifici privati a musei, padiglioni e stand fieristici, hotel, banche, uffici, negozi e centri commerciali, fino ad aree pubbliche e istituzioni come Comuni e Regioni. Jacopo Acciaro, parallelamente all’attività di progettista, ha tenuto anche corsi d’illuminotecnica presso l’Università degli Studi di Pavia e l’Istituto Europeo del Design di Milano.

L’articolo è originariamente apparso su LUCE n°325, settembre 2018.