FABIO NOVEMBRE


Fabio Novembre

Abbiamo incontrato Fabio Novembre da Lasvit durante il Fuorisalone presso il Teatro San Girolamo. Tra i più brillanti e fantasiosi designer italiani, è nato Lecce nel 1966, laurea in architettura al Politecnico di Milano, studia regia a New York. Firma per Cappellini, Bisazza, BMW, Kartell, Tommy Hilfiger e molti altri. La Triennale di Milano gli dedica nel 2009 la mostra antologica Il fiore di Novembre, spettacolare macchina espositiva da percorrere come un vero tunnel impetuoso e colorato.

Per Lasvit ha disegnato un piccolo mostro in vetro lavorato. Il design è anche divertimento?
Certo che il design è anche divertimento! È una parte talmente fondamentale della nostra vita che se non riusciamo a metterla anche nel design è veramente un disastro… come la bellezza, ad esempio. Pensa alla parola “dilettante”: in italiano è il contrario di “professionista”, ma è anche colui che prova diletto. Sono sempre stato molto combattuto fra lo scegliere il professionismo o il dilettantismo. Preferisci fare una professione che ti annoia oppure provare diletto? Io continuo ad essere un dilettante! È bellissima la traduzione di “dilettante” in inglese e in francese: amateur. È colui che ama. Tutta la vita dalla parte dei dilettanti amatori! Come vedi, diletto e divertimento sono una componente assolutamente fondamentale.

Come è stato lavorare con Leon Jakimič?
Leon è un ragazzo assolutamente meraviglioso. Quando lo incontri ti chiedi: “Ma può essere che questo ragazzo ha fondato un’azienda, internazionalmente nota, nella Repubblica Ceca? Che vive con la famiglia a Hong Kong”. Leon è un ragazzo davvero speciale. L’ho conosciuto molti anni fa e poi ci siamo un po’ persi di vista. Ci siamo ritrovati a Hong Kong l’anno scorso, dove mi ha parlato di questa cosa sui Monster: “Vorrei coinvolgerti”. Ho pensato che ripartire da un mostro sarebbe stato interessante.

Fabio Novembre
Toyboys di Fabio Novembre

Che cosa è la luce per Fabio Novembre?
La luce per Fabio Novembre non è soltanto assenza di buio. Trovo che luce e buio debbano danzare. Mi piace sempre l’idea dell’ombra in Peter Pan… sai, quando l’ombra prende vita? Non esiste l’ombra se non esiste la luce, c’è questa specie di danza eterna tra le tenebre e la luce. Poi, nella cultura occidentale le tenebre sono la negatività: io non lo accetto, preferisco un bilanciamento meraviglioso. Per me è una danza, questa grande e continua danza alla Peter Pan tra l’ombra e la luce. 

Se dico vetro, lei dice?
È il più naturale dei materiali di sintesi. Se ci pensi è un materiale di sintesi a tutti gli effetti, e noi lo consideriamo un materiale naturale. Se alla gente chiedi di elencare cinque materiali naturali, tra i primi tre cita il vetro. È interessante questa contraddizione insita nel materiale stesso. La storia racconta che accendendo dei fuochi sulle spiagge della Sicilia si formava questa pasta dura e che, mettendo sempre più a fuoco il problema, si fu in grado di produrre questa materia trasparente meravigliosa. Le spiagge della Sicilia sono piene di silice, materiale fondamentale del vetro. Se ci pensi, silice e fuoco: sembra un po’ un processo quasi divino della creazione della materia. Poi è una materia trasparente, è la trasparenza della tradizione giudaico-cristiana: tu devi essere trasparente rispetto al Dio che deve guardarti attraverso, non puoi avere segreti per il tuo Dio. Allora vedi che il vetro è un materiale che ci rappresenta tantissimo. Il vetro è il materiale principe della cultura occidentale. Questo poter guardare attraverso… lo puoi riportare anche nei social media! Pensa a quanto la trasparenza è diventata parte integrante delle nostre vite. Noi siamo trasparenti a tutti gli effetti! Quindi, il vetro è un materiale assolutamente simbolico.