MILANO E LA GRANDE GUERRA


Grande Guerra
Bombardamento austriaco nel 1915 a porta Romana a Milano Civico archivio fotografico Milano

La città di Milano, nel centenario del conflitto della Prima Guerra Mondiale, racconta con una importante mostra l’enorme impegno e contributo che il Comune e i suoi cittadini offrirono al Paese in uno dei momenti più difficili della sua storia.
La mostra storico-documentaria a cura di Barbara Bracco, dal titolo “Milano e la Prima Guerra Mondiale. Caporetto, la Vittoria, Wilson”, si apre al pubblico il prossimo 21 marzo a Palazzo Morando, in via Sant’Andrea 6. Nel comitato scientifico, oltre alla curatrice, Roberto Guerri e Maurizio Punzo; il coordinamento è a cura di Carlo Tognoli, Antonella Carenzi e Walter Marossi.
Promotori della mostra il Centro Studi Grande Milano, Fondazione Saragat, Società Umanitaria.

Enti pubblici e privati hanno messo a disposizione archivi e collezioni, documenti e materiali fotografici, in parte inediti, per un itinerario espositivo inconsueto, che inizia con la rotta di Caporetto dell’ottobre 1917, prosegue fino alla vittoria del 4 novembre 1918 e si conclude con la visita del presidente americano Woodrow Wilson nel gennaio del 1919, quando, oltre alla complessa elaborazione del lutto, Milano dovette fare i conti con i nuovi scenari politici nazionali e internazionali.

Lungo il percorso espositivo – tra manifesti, fotografie di angoli della Città, di ospedali e di fabbriche – emerge l’immagine di una Milano in piena espansione industriale ed economica, con una popolazione che, alla vigilia della guerra, si avvia ai 700mila abitanti. Un capoluogo in grado di proporre una nuova forma di solidarietà, a partire dall’assistenza ai soldati con ospedali, centri di incontro per i feriti e per le loro famiglie. Lo sforzo fu anche economico: come sostenne il sindaco Emilio Caldara, il conflitto pesò complessivamente sulle casse civiche per 85milioni di lire. Una somma enorme.
Per far fronte all’accoglienza e all’assistenza degli italiani rimpatriati nell’estate 1914 e dei profughi che subito dopo la rotta di Caporetto approdarono a Milano (in tutto oltre 100.000 persone), la città e la giunta del sindaco Caldara seppero guidare una sollecita ed efficiente sinergia tra istituzioni pubbliche e associazioni private.

Nel centenario del grave e doloroso conflitto, LUCE (323 / marzo) ha voluto ricordare nella rubrica Epifanie di luce, con un racconto di Empio Malara dal titolo “Lampi e luci in Addio alle Armi di Hemingway”, il grande scrittore e il suo migliore romanzo, pubblicato nel 1929 e in Italia solo nel 1945. Un romanzo in cui la luce ha un significato vitale per comunicare al lettore la solitudine e la disperazione del suo protagonista, ma altresì un’occasione per rievocare la solidarietà di Milano in quei drammatici anni, esattamente cento anni fa, nel 1918.

Fino al 15 di luglio 2018