Torino, capitale dell’arte contemporanea italiana, è stata nuovamente al centro del mondo in occasione di Artissima (dal 4 al 6 novembre, alla Oval del Lingotto, 20 mila mq di esposizione), la fiera più amata, attesa e criticata (nel bene e nel male) da un pubblico globale – come dimostrato, anche quest’anno, dagli oltre 50.000 visitatori.
Sara Cosulich, giunta al suo quinto e ultimo mandato, ha creato un modello curatoriale vincente, puntando sul lavoro di squadra, sulla complicità e connessione con il territorio, le istituzioni museali e culturali della città.
La fiera ha presentato numerose gallerie emergenti nella sezione Present and Future e Back to the Future, incentrata sulla valorizzazione di artisti attivi tra il 1970 e l’89. “Una sezione sofisticata dove si può osservare come certi linguaggi artistici siano stati ripresi nella contemporaneità. Un punto d’incontro fra collezionisti affezionati al moderno e giovani in cerca di riferimenti per l’arte di oggi”, ha detto Sara Cosulich.
Artissima, definita dalla curatrice “Una fiera dello sguardo anticipatore”, quest’anno ha puntato sulla qualità con la proposta di “Dialogue” – la nuova sezione dedicata a stand con un massimo di tre artisti, le cui opere sono messe in relazione tra loro secondo un progetto ideato dalla galleria – e con nuove gallerie straniere emergenti nella sezione “New Entries”.
Sono state circa 200 le gallerie provenienti da 34 Paesi – tra queste si segnalano in particolare le gallerie cinesi, dei paesi dell‘America latina e della Turchia – che hanno permesso a un pubblico curioso, non solo di collezionisti, galleristi o critici, di viaggiare intorno all’arte sempre più transculturale, globale e locale insieme, in cui i materiali spesso diventano materia culturale, sociale e antropologica del fare arte all’insegna della libertà espressiva.
7 i premi consegnati.
All’Archivio Salvo la mostra di Jonathan Monk; al Planetario di Torino e Palazzo Madama troviamo un poetico intervento di Grazia Toderi, artista italiana di arti visive di fama internazionale e quello dello scrittore Orhan Pamuk, basato su una narrazione ispirata alle stelle.
Quest’anno il progetto più coraggioso decolla sulle ali di un aereo con Flying Home di Thomas Bayrle (con l’elaborazione di un progetto già presentato a Documenta, realizzato nel 1980 per Lufthansa), ospitato nella zona ritiro bagagli allo scalo di Caselle, dove, oltre alle valigie, arriva la leggerissima profondità dell’arte: un linguaggio traversale che innesta relazioni di scambio tra passato e presente, arte e società e diventa cultura contemporanea.