A Bologna, le premiazioni di giovani filmmaker
Il prossimo 9 maggio, alle ore 17.30, al Teatro Comunale di Bologna (Largo Respighi, 1) si svolgerà la premiazione dei vincitori della III edizione del concorso AIDI “Riprenditi la città, Riprendi la luce”.
Un concorso che testimonia il ruolo che AIDI svolge in Italia per la diffusione della cultura della luce, e la capacità di questa storica associazione di saperla declinare ed “esporre” con una pluralità di linguaggi e, soprattutto, di “strumenti”, rivolgendosi un pubblico di non solo addetti ai lavori. Importante per il valore che la luce ha nella nostra vita quotidiana, per quello che rappresenta per il mondo della professione, della ricerca e dell’impresa made in Italy; per la valorizzazione del nostro grande patrimonio artistico e storico, che è del Mondo; per quanto concorre o potrebbe ancor di più concorrere al godimento dei nostri piccoli o grandi “paesaggi urbani”, dei nostri musei e delle opere d’arte.
Il concorso ha ottenuto un buon successo: sono, infatti, 138 i video – inviati da Italia, Regno Unito, Francia, Spagna e Russia – che spiegano la partecipazione e soprattutto il gradimento da parte dei giovani under 30. Altrettanto gradimento, da un primo sguardo, per la qualità dei corti presentati: 60 secondi da cui emergono visioni originali, creative, magiche, di storie o luoghi che diventano nei “film” comunicazione, in alcuni casi anche “arte”. Un buon segno, in particolare per il giovane e vivace “nuovo cinema” italiano.
Tra i membri della giuria ci sono veri e propri esperti di cinema e di spettacolo, come Claudio Bisoni (coordinatore del corso di laurea magistrale in Cinema, televisione e produzione multimediale all’Università di Bologna), Alessandro Calosci (grande direttore di produzione di innumerevoli film con registi del calibro di Olmi, Moretti, Mazzacurati e Salvatores), Gaetano Capizzi (direttore del Festival Cinema Ambiente di Torino) e Marco Filibeck, Lighting Designer del Teatro alla Scala di Milano ( LUCE n.307/ 2014, intervista di Jacqueline Ceresoli).
I Premi che saranno consegnati al Teatro Comunale di Bologna sono 10, per le categorie: Luce e Luoghi – Luce e Parole – Luce e Ambiente. Per ogni categoria due vincitori e 4 Premi Speciali.
A Bologna saranno proiettati i “film” finalisti e annunciati i nomi dei vincitori che, come noi, amano il cinema e la luce, e che in 60 secondi hanno voluto raccontarceli. Ma a tutti questi giovani va il merito di aver partecipato con i loro corti. Come già scriveva, con le dovute proporzioni, Truffaut per l’opera di Charlie Chaplin, quello che vedremo – ad ogni modo – gira attorno al più grande tema della creazione artistica: l’identità. Perché dietro ogni 60 secondi c’è un giovane che ha deciso di esprimersi, con grande talento o meno: importante è il desiderio e la volontà di farlo. È questo il grande merito del Concorso di AIDI.
Per realizzare un corto di 60 secondi – ci ha spiegato un importante direttore di produzione che ha accompagnato tanti giovani registi ad affermarsi nella settimana arte – “ci vuole la voglia di provarci, di raccontare – un po’ come scrivere una lettera, o come quando si cammina fra amici e ci si racconta un episodio divertente, un film, un libro. Ci vuole la passione e la curiosità di vedere “quello che ci circonda e quello che ci sorprende”, o quello che abbiamo riposto in un cassetto della nostra memoria; poi una breve sceneggiatura e, ‘si gira’, facendo attenzione allo sviluppo della nostra storia. Sessanta secondi non sono molti, ma ‘riprendendoli’ il tempo scorrerà più lentamente perché l’inquadratura, il piano sequenza, il campo di ripresa dell’obiettivo, in quei secondi, se avremo uno sguardo attento, si popolerà d’immagini, uomini o donne, giovani, città, architetture, colori, suoni, dissolvenze, luci”.
E parlando sempre di cinema – certo, qui, è quello alto –, come non ricordare che a 21 anni Kubrick realizzò il suo primo breve “film” che riuscì a vendere alla Rko, così da permettergli di girarne subito un altro… così fino a Eyes Wide Shut dal racconto di Schnitzler, in una serie di capolavori i cui titoli sono tanti da non citarne nessuno. “Quel cinema” – come ha scritto Goffredo Fofi in un libro che raccomandammo in un precedente articolo alla lettura ai tanti giovani appassionati di quest’arte, I grandi registi della storia del cinema (Donzelli, 2008) – “in cui la persistenza di un tema può anche bagnarsi in una cultura a volte approssimativa, … nondimeno resta centrale, ed è affrontato nell’unico modo, forse, pienamente moderno che sia possibile nella società massificata: quello del cinema inteso come ‘visione’, fascinazione, effetto, geniale sollecitazione filosofica, provocazione collettiva”. Certo che no, non basteranno 60 secondi per racchiudere o rendere visivamente afferenti a questi “valori”, ma tentare quando si è giovani e creativi vale sempre l’impegno, scrivemmo allora; e le risposte, da alcuni corti inviati, fanno ben sperare che nuove schiere di giovani videomaker, con gli ultimi apparati tecnici di ripresa con cui fare cinema costa meno, nel tempo, riappropriandosi dello spazio dell’arte e del sociale e abbandonando la retorica e le sue citazioni da fiction, o televisive, sappiano raccontarci la nostra vita con i suoi meravigliosi intrecci, trasformazioni, passioni. “Quello che ci circonda e quello che ci sorprende”. Il segreto della fabbricazione delle campane, infatti, non è riservato solo allo sforzo del ragazzo di Tarkovskij in Andrej Rubëlv, o impossibile, davanti al popolo fidente, ma a tutti i giovani che hanno la passione di sentirle suonare nel loro tempo.